24 gennaio 2011

Tutti ugualmente identici

CI SI METTE D'IMPEGNO PER FARE QUELLO CHE NON SONO RIUSCITA A FARE.
LA SCUSA E' CHE NON CI HO MAI PROVATO DAVVERO.
MA COME BRUCIA,
BRUCIA.

E' LA SCUSA PER NON COMINCIARE
O NON CONTINUARE.

LEI E' MIGLIORE.
ANCHE LEI E' MIGLIORE.
SOLO SE FOSSE UN TALENTO DIVERSO, SPECIALE, UNICO,
SAREBBE GIUSTIFICATO.
MA LA REALTA' RITORNA, ORA, SEMPRE,
RITORNA, E SUGGERISCE
CHE IN TUTTO IL MONDO
SIAMO UNICI E UGUALI ALLO STESSO MODO.
NON SONO NESSUNO.

E CI SONO TROPPI 'MIGLIORI'..

18 gennaio 2011

Il Silenzio della Battaglia


Mantenere il calore senza risposta,
il silenzio è la battuta dei feriti,
che lacerando le carezze dei vivi
versano il sangue del massacro di se stessi.

Masochisti, non si lasciano curare.

E le attenzioni lacerate, allontanate,
depredate nelle loro buone intenzioni,
non trovano altro cuore acceso, nel dolore.
Affogano dolcemente tra le mani,
-dolci mani- della sera silenziosa.

Della sera che sorride.

16 gennaio 2011

Keep on walkin'

Un passo avanti.
Cantare davanti a qualcuno. E divertirmi.
Un passo avanti.
Affrontare una persona nuova. In casa.
Un passo avanti.
Qualcosa di nuovo. Qualcuno, anzi.

E adesso..
adesso dobbiamo farcene una ragione.
E continuare a camminare.

Ma sulla stessa strada.
Per favore.
Sulla stessa strada.


Non scappare.

No, avrei potuto sentirmi dire lo stesso,
e non l'avrei potuto accettare.


AGGIUNTA:

IO: Non funziona, NON FUNZIONA andando via!
LEI: è l'andando via che mi preoccupa

IO: non voglio che lo fai
LEI: spero di riuscirlo a sopportare

IO: perderemmo tutto..
LEI: ..lo so

12 gennaio 2011

Ne sento il rumore. Il cristallo. Cade e si frantuma.



Mi fa cagare tutto questo.

Se solo non fossi così razionale, escluderei il mondo, e diventerei folle.
Mi creerei il mio castello ed i miei sogni.
E non starei qui a piangere perchè è tutto sbagliato.
Perchè si sta rompendo qualcosa.


7 gennaio 2011

Un altro passo

Ho bisogno di respirare.
Ho bisogno di scoprire che c'è dell'altro,
fuori dalla nostra bolla,
e questo solo perchè tu stessa
hai scoperto che ce n'è.

Sembra quasi che i tuoi problemi
nella mia testa riguardino solo me,
quando so bene che la tua vita è altra.
E allora devo capirlo
non solo con la testa
ma nell'anima.

Non posso più scegliere solo te
senza almeno farmi venire il dubbio
che ci siano altre strade.

In verità i tuoi problemi sono altrove.
Sono io che ne invento di nuovi.

NON C'E' NESSUN PROBLEMA.
E se c'è,
sono stata io a crearlo.
Ecco perchè da oggi queste parole
e i versi
tornano a diventare
solo miei.

6 gennaio 2011

Arriverò su un pianeta lontano


Pensiamo agli esseri per cui proviamo amore,
che vorremmo accanto,
che non ci mettono di fronte ad uno specchio,
terribile riflesso di noi stessi,
li scegliamo,
creature bellissime, con difetti
sopportabili,
completamento
dell'anima perduta,
la nostra.

Illusione.
Illusione!


Nessuno è l'individuo che amiamo,
ma la proiezione che abbiamo di lui,
per quanto completa, per quanto
precisa,
una proiezione.

Nessuno.
Tutti sono un'illusione.

E dare il nostro cuore ad un'illusione, questo ha senso? Non lo ha.

La sufficienza con cui le persone trattano
i nostri entusiasmi.
Invece di partecipare, annuisci e trovi i motivi per smorzarlo.
La disperazione delle nostre righe o delle
nostre parole.
Sono io, che non so farmi apprezzare, 
o gli altri, mai soddisfatti?

Vorrei non essere umana,
Maxwell Demon,
solo musica e nessun indecisione.
Vorrei non essere umana,
per non dover sopportare
i tuoi cambiamenti d'umore,
ed i miei.
Per non dover sopportare
le mie colpe,
le vostre,
le sue,
le tue.

Mi basta odiare quei cambiamenti, i miei, 
non ho bisogno di odiare dell'altro,
dunque allontano la gente,
che si fa odiare in modo
così semplice.

Adesso sono sola, 
lo sono sempre stata,
lo siamo tutti,
quindi non è una tragedia.
Devo capirlo, accettarlo, condividerlo, volerlo.

Non voglio più essere André.
Non più.
Lui prova troppo dolore.
Fa male.


1 gennaio 2011

'Nuovo' è un bel modo di cominciare

Cos'è perduto. E passato. E ricordo.
Un amore, la sofferenza acuta, sorda, forte, piena, soffocante, terribilmente necessaria. L'impotenza. La distanza. Il logorarsi ad ogni parola o pensiero. Ho lasciato nel 2010 un amore sofferto, il vero amore, il vero odio verso chi mi ha avuta in tutta la mia essenza ed in tutta la mia finzione. In tutto il mio disprezzo per la gelosia che non riuscivo a combattere, in tutta la costanza e passione che mettevo in quei sogni di perfezione. Nel 2010 ho lasciato e trascino ancora la possessività. La odio. Ma è una scia che continua, un ponte che avrei voluto tagliare. Ho lasciato una persona, quella persona, ed ho preso in mano la mia vita più di quanto pensavo che avrei potuto fare. Il 2009 è stato il sogno. Il 2010 la fine del sogno. E tutto ciò che ne consegue. Inerzia. Apatia, totale mancanza di desiderio. Silenzio. Eppure tante, tante parole. E' finita la poesia, in questo blog, da quando ho smesso di amare. C'è solo una prosa banale e poco ricercata. C'è stata la speranza, l'indignazione, la rassegnazione. Il litigio con i miei. Un vaffanculo di cui no, non sono affatto pentita. Il bisogno di essere ascoltata. La psicologa. Il bisogno di cantare. Il gruppo. Il bisogno di Gaia. Lei, ed un amore nuovo, ambiguo, confuso, verso tutto ciò che è fonte di questo stare bene, lei. Sola non mi piace restare, ormai l'ho capito. Lei mi ha salvata, aiutata, ignorata. C'era. E tanto basta a fare un casino nella mia testa. C'è quel rosso, ed il mio nuovo blu. Ecco cosa ha cominciato la fine del 2010. E' lontana, la Claudia che assecondava, capiva, sorrideva. Mi hanno detto troppo spesso che dopo la metà di questo anno, sono diventa meno sorridente, anche se non me ne accorgevo. Sono stata viva. Sono stata indipendente. Ho cominciato l'università. Ho conosciuto quello che potrebbe essere il mio futuro. E poi sono rinata, in blu, ed è nato Yael. All'inizio di quest'anno, Andrè si specchiava nella me inutile, che aveva solo bisogno di attenzioni. Adesso Yael si convince disperatamente di non averne bisogno, e forse non ne ha davvero. A lui basta il colore, gli basta lo skate, che ho comprato, il cappellino di lana, e forse sua sorella, con tutte le sfortune che gli porta. Yael è una nuova parte di me. La parte che ha deciso di essere diversa. Stufa di essere 'quella con gli occhiali', come mille altre. Nel 2010, un concerto emozionante, ed uno meno emozionante, vanno ricordati. I Placebo, in tutto lo splendore della venerazione e dell'attesa, con quel suono di tamburi quando ancora il palco cominciava ad affacciarsi. Quella voce che annunciava con una semplicità inquietante che lui, un sogno, un'ambizione, un simbolo, un dio, per me, era lì, terribilmente reale, terribilmente vicino. Casino. Magliette. Mancanza. Il gay pride, tanta gente, tanto colore, felicità. Alcuni baci senza importanza, ma qualcosa a cui pensare, e da aspettare. E poi ho realizzato che non era quel che volevo. Il declino. La consapevolezza che mi mancava, perchè nell'indipendenza non ho trovato realizzazione. Un Natale diverso, più Natale di tanti altri. E i colori giusti, di quei regali, la strana voglia di studiare, gli ultimi giorni. L'esame, che stavo dimenticando. Nel 2010, ho compiuto diciannove anni e ho preso la maturità. Lacrime. Panico. Il suicidio, che era un pensiero ricorrente e così a suo modo affascinante. Il fumo. Le sigarette, sempre di più, troppe. Troppe. Il mal di stomaco. La vicina, che è andata via, e non torna più. Nuovi amici. Nuovo ambiente. Glò. Per qualche motivo, nella mia testa, sempre prensente. Per qualche motivo, la vedevo spesso, nella gente. E tutto quell'allontanare le persone. Piacevo a tutti. E li allontanavo. Un bel disegno, e numerosi acquisti su internet. Un letto nuovo, ed il coraggio di farmi ascoltare cantando. Ho imparato una canzone, intera, la so suonare e l'ho cantata e suonata in pubblico, una sera. Sono stata felice. Un momento. E poi il raduno, altre persone, un'idea interessante, una ragazza interessante, eppure questo silenzio, dentro. E il poeta maledetto, falso, ipocrita, bugiardo, e così costante, nelle sue apparizioni. Angelo, poeta. Pagine e pagine scritte e dimenticate. Non fanno più parte di me, ma sono così intense, così belle, che ho dovuto mostrarle. Un viaggio nella città più viva, Berlino, e quei murales, quel muro distrutto, la metro, la gente, i gay, e quel senso di appartenenza, di vita. La malinconia di Praga, e la precisione di Monaco. L'albergo, le chiacchierate, l'irritazione e l'amore per quel modo di vivere un viaggio. Il cibo indiano. Le serate al cinese, con la vicina. Mery. La decisione di smettere di mandare mail. Pierrot il clown, e Chris Corner, così intensi, così tragicamente poco se stessi. La delusione. I cosplay. Il gioco di ruolo. Importante. Importantissimo. E poi. Il capodanno. Velvet Goldimine. Brian Slade.


Cosa verrà. In cosa credo. In cosa spero.
Non è l'anno a cambiare, ma le persone. E fare buoni propositi sembra non sia ben visto, dalla fortuna. Non riuscirò a dare amore, per il momento. Ma vorrei qualcosa che mi scuotesse da questo stato di inerzia e di egoismo. Sono diventata un po' stronza, e vorrei tornare ad ascoltare la gente senza chiedere nulla in cambio. E l'università, mi impegnerò, forse, ma vorrei farlo. Un giorno tornerò a Berlino. Un giorno rivedrò Brian, e lo amerò ancora con lo sguardo. Canterò con lui, di nuovo. Voglio far vivere Andrè, far tornare viva una parte di me, darle la vita, cambiarla, farla sorridere. E voglio vedere Yael felice, perchè Yael sono io, almeno in parte. Ed il colore tornerà su di me. Io sono 'quella con i capelli blu' e sono solo 'io'. Vorrei tenere questo colore, senza problemi di sorta. E imparare ad andare sullo skate, ad impegnarmi su qualcosa, a vivere questo gruppo e provare e fare concerti e si, voglio poter dire che queste persone mi hanno cambiata. Troverò amici nuovi. Manterrò quelli vecchi. Ho paura a fare nuovi propositi. Non si avverano mai. La smetto qui.