26 maggio 2010

Gusto della Putrefazione - Canzone n.1 ["Te lo prometto, non ti farò mai del male"]

Sono sincera, ti strapperò l'anima e
raserò i tuoi capelli,
sto inaridendo la tua bocca
tirando le guance fino a farti ridere,
tirando le guance fino a fare di te
una grottesca caricatura
ridente.
Le strapperò, per il tuo sorriso.
Te lo prometto non ti farò mai del male.

Sono sincera, non sarai mai oggetto
di scherno, e le mie bravate
uccideranno solo il tuo corpo
perchè siamo sorelle di anima,
perchè siamo amiche per la pelle.
E la pelle la brucerò, la scioglierò
e si fonderanno insieme.
Staremo sempre insieme.

Te lo prometto non ti farò mai del male.

E poi se avrai bisogno di me
puoi avere il mio sangue, quello
serve sempre, in qualche modo,
mi taglierò i polsi e taglierò la mia mano.
Ti serve aiuto? Vuoi una mano?
La taglierò per te e potrai usarla
quando vorrai.

Te lo prometto non ti farò mai del male.
Ti distruggerò il cuore, lo stomaco
lo abbatterò con i miei pugni,
l'intestino le mie unghie lo gratteranno via,
e gli occhi te li caverò, e in questo modo
non vedrai più le brutture del mondo.
Perchè non le hai mai sapute affrontare,
perchè le vedevi dappertutto.
Te lo prometto non ti farò mai del male.

Ed alla fine resterai senza parole
ai miei gesti d'affetto, muta come un pesce
di fronte alla sorpresa delle mie premure.
Perchè ti strapperò la lingua,
con la tua voce preziosa, la strapperò
e non potrai più cantare.

La strapperò, per non sentirti lamentare,
perchè solo questo sai fare,
perchè solo questo vuoi fare.


Ma te lo prometto, non ti farò mai del male,
te lo prometto,
non riuscirai
neanche ad urlare.






Sylya,
nella veste di chi la vita la fa a pezzi con le parole
per non fare a pezzi se stessa
sul serio.

L'Albero di tutte le Cose, il Seme e la Contadina [Metafora del mio amore]


 


 
C'era una volta il seme di un Albero grandissimo e meraviglioso. Era l'Albero da cui nascevano tutte le Cose, ed ogni sentimento era figlio dei suoi fiori.
Il seme cadde a terra, spesso trovando riposo, senza mai mostrare di sè più di un germoglio, finchè trovò terreno fertile, ed in sè la voglia di cambiare, e diventare qualcosa di nuovo e più bello. Voleva crescere e diventare una pianta, poi un giorno un albero.


Una contadina lo trovò lo posò in un terreno caldo e umido.
Il seme crebbe in breve tempo, così breve che la gente si stupiva di come potesse già mostrare al sole le prime foglie, e di come la grandine non sembrasse scalfirne i piccoli rami. Ed essi crebbero ancora, mentre lentamente le radici del seme entravano nella terra e diventavano sempre più forti. E la contadina ammirava la pianta, godendo della frescura che le portava, ma senza negarsi, a volte, di scalfirne la corteccia, per testarne la resistenza. E la pianta resisteva, chiudendo le ferite con la resina, più volte, senza mai chiedersi se fosse giusto o no.


Ma la contadina dimenticava di dare da bere alla pianta, e quando venne la siccità, i frutti non riuscivano più a crescere pieni e gonfi come un tempo. Nascevano piccoli e verdi, e restavano immaturi marcendo presto, sotto lo sguardo persino irritato di quella donna. La pianta, che ormai era diventata un albero, soffriva la sete, eppure aveva dissetato la contadina con i suoi frutti, quando ella ne aveva avuto bisogno.


Tuttavia, la contadina era convinta che l'albero fosse abbastanza forte per vivere da solo. Pensava che le sue radici non avessero bisogno di cure, perchè erano grandi e possenti. Lei non vedeva le radici, ma supponeva che fosse così. Dava per scontato che fosse così.


E un giorno l'albero chiese al Vento di portarlo via. Gli disse di spingerlo più e più volte, finchè un giorno durante una tempesta notturna, l'albero cadde stremato al suolo, e le sue radici emersero dal terreno duro e secco, mostrandosi per quello che erano: ormai quasi secche.


La contadina solo allora si rese conto che avrebbe dovuto dare da bere all'albero, quando era ancora nel terreno, e non tardò a portare con sè numerosi secchi d'acqua, che versò sulle radici e intorno a nuova terra dove aveva tentato di piantare di nuovo la pianta. Ma era troppo tardi. L'albero ormai era secco, l'albero aveva deciso di morire, aveva deciso di restituirsi a Madre Terra, e ricongiungersi con l'Albero che creava tutte le Cose, per diventare di nuovo seme e per cadere su un altro terreno.


Invano la contadina si prodigò per farlo vivere ancora, ma quell'albero non tornò mai più lo stesso, e alla fine lei decise di lasciarlo andare. Lo abbandonò e lo fece morire, come lui voleva. L'albero di ricongiunse alla Madre, e la contadina dovette cercare un altro seme.


Lo troverà. Certamente saprà trovare un altro seme e saprà curarlo, saprà quando avrà bisogno d'acqua. Non darà più per scontata la vita. E un giorno saprà perdonare se stessa per aver posto così poca cura in quel primo seme. E un giorno il seme saprà perdonarla per averlo lasciato morire.


Un giorno entrambi si ricongiungeranno a Madre Terra, e non ci sarà più colpa.
Saranno insieme, e daranno nuova vita.




Sylya, di nuovo un seme.

23 maggio 2010

In un mese, l'Amore si toglie la vita?

E' stato come se mi avesse detto

sto imparando a non amarti più.


E' stato quando mi ha detto che si sta abituando a stare da sola.
Ed è stato quando le ho chiesto se allora

ci siamo sentite fino ad adesso
solo perchè lei doveva
abituarsi all'idea.


E' finito solo ora, questo amore?
E' finito adesso?

E' questo il momento in cui è finito.


Un Amore ci mette un mese
per togliersi la vita?

21 maggio 2010

Auguri, diciannove



I più graditi sono stati quelli fatti a me stessa da me stessa,
grazie, la prima, l'unica, la sola.

Grazie di questi diciannove anni di sofferenza, di amore,
di assidua ricerca del nuovo.

Diciannove anni di un abbraccio in cui io e me staremo sempre insieme.

13 maggio 2010

Caos e materia. Tutto e niente.

Paola si è fatta risentire, dopo un anno intero che avevo detto addio alla sua amicizia.
Non capisco..

Sembra che le cose stiano tornando indietro, stiano tornando come prima.
Pochi giorni fa, forse ieri, ho scritto che ciò che voglio non è affatto ripercorrere al contrario la stessa strada fatta fino ad ora e tornare indietro. Ho scritto che ciò che voglio è raggiungere la stessa strada, ma più avanti, con una nuova consapevolezza.

Eppure torno indietro. Immancabilmente, nella mia tsta a volte di affacciano gli stessi errori.
Cos'è cambiato?
Io sono davvero cambiata?

Fino a che punto l'essere umano può cambiare?


E' innegabile che in me molte cose e molti pensieri si siano fatti più chiari, altri siano scomparsi, altri ancora si siano plasmati in qualcos'altro. E'innegabile che però alcuni restino, magari in forme diverse, magari sotto più maschere, magari meno intensi, eppure comincio a credere che come a mio parere non esista in nessuna cosa il 100%, non esiste nemmeno lo 0%.

Non c'è un tutto e nemmeno un niente,
come dicevano gli antichi il mondo è caos e materia insieme.

Guarda dove sono arrivata..è così tanta la voglia di parlare..

4 maggio 2010

Ho lasciato andare quei fili.


Ho sentito dire da me stessa che le parole generano il loro contrario e quando giurai al mio cuore che ti adoravo così tanto, improvvisamente ho provocato l'allontanamento di entrambe.
Non so che fare, non so che dire, non ho nemmeno voglia di parlare. Siamo travolte entrambe dalla vita, troppo forte per essere sostenuta da sole. Mi reggo appena sul mio filo, in equilibrio del tutto precario, e rischio ogni istante di cadere. Mi hai aiutato a salire ma adesso? Adesso ho lasciato la tua mano e ti vedo cadere. Vorrei aiutarti, ma come posso tendermi verso di te, se potremmo cadere di nuovo entrambe?

Prima di poter sostenere te, ho bisogno di avere una me stessa che sia un solido appoggio. Come potrei, altrimenti, sostenere due pesi tanto gravosi?

Avevo in mano centinaia di corde, e le stringevo con forza, mi aggrappavo a loro trattenendole con me. Ma la tensione delle corde è aumentata e si, è un classico, prima o poi qualcuna si spezza. Una corda si è spezzata, la prima di tante che l'hanno succeduta, spezzandosi ancora e ancora. E quando si spezzavano ho capito che era inutile trattenerle in quel modo. E le ho lasciate andare prima che si rompessero per altri motivi.
Ed ora non ho più corde tra le mani, ho le mani libere di spiegarsi al vento, ma tutte quelle corde..vorrei poter sostenere le più importanti, almeno.
Ma come posso? Ho le mani ferite dal bruciore della pelle..