15 dicembre 2010

Evaporare



Vorrei solo evitarlo. Proprio perchè ci tengo in modo spropositato, vorrei che per il bene di ognuno nessuno fosse amato da me. Non mi lamenterei, non passerei il tempo a fare subdoli giochini con il mio cervello, e darei molto, darei tanto alle persone che non possono ferirmi ma a cui tengo lo stesso. Immagino sia così. Se solo potessi scindere l'amore dalla malattia che mi porta a fare e dire tutto questo, a pensare in questo modo, fino a convincere le persone che si, sono stanche di tentare di guarirmi. Anche io mi stancherei, forse molto prima. 
Si può tirare la corda ed aspettare che gli altri si avvicinino e ci chiedano cosa c'è che non va. E si ascolta una volta. Si consiglia. Si abbraccia. Si aiuta. Si parla. Si ascolta ancora. Una. Due. Tre. Quattro. Cinque volte, in poco tempo. Ma giunti all'ennesima volta di troppo, anche il più santo degli amici decide che è stanco di andarti dietro. Ed ha ragione.
Ma il meccanismo non si ferma. Trova ogni volta un modo per riattivarsi, finchè terminate le maniere, cambia soggetto. E lo allontana, dicendo addio al vecchio.

Sono diventata un perverso volatile che occupa il nido degli altri.
Lo so, e non riesco a smettere. Non ce la faccio. 


Consumare gli altri sembra darmi la vita.


E' per questo che vorrei smettere di amare. Smettere di stare così male. Smettere di fare male agli altri, logorarli, chiedergli sempre di più, come se dopo un pò mi fossi assuefatta del loro bene e abbisognassi di una quantità sempre maggiore. Succhiargli via la vita.


Adesso siamo finiti nel silenzio. Silenzio totale e logorante. Dove se parlo riapro ferite aperte mille volte e non concludo nulla. E sono costretta a tacere, perchè sono in torto, e ne sono consapevole. Tacere, perchè peggiorerei ogni cosa. Anche se so che lo farò di nuovo. 
E saremo da capo. Un deja-vu di una storia che per evitare di far marcire ho dovuto tagliare in modo così netto. Da capo, sto rivivendo ogni cosa. Perchè in verità, cos'ho imparato?
Niente.

Non riesco a smettere di volere di più, se ho abbastanza.
Posso provare a smettere di avere qualcosa,
e non avrò nulla in più da desiderare.

14 dicembre 2010

Inutili, ripetitive lamentele. Parole al vuoto.



Caro Mr. Molko.
Anche tu hai dovuto affrontare tutto questo? Anche tu hai sopportato la perdita di persone care, in seguito all'ascesa su quel palco, così pieno di luci? Tu, che occupi poco più di un metro e mezzo d'altezza, hai riempito con la tua voce chilometri di arterie e cuori pulsanti. La luce più importante era già la musica? O nel tuo cuore avevi qualcuno che hai dovuto abbandonare? Con che cuore, chi ti stava accanto, ti ha visto volare troppo in alto, dove le ali di cera della gente non potevano raggiungerti? Essere famosi richiede uno sforzo maggiore del semplice cantare. L'amore e la passione per qualcosa, per la Musica, sono imponenti e forti, eterni e più intensi dell'amore misero per della gente che non può capire. La Musica non tradisce, l'Arte non lo fa mai, ed è questo che la rende migliore. L'Arte non è capricciosa. Ed è questo che il palco chiama. Il tuo cuore batte a tempo della chitarra con cui fai l'amore in ogni canzone, ed ha dimenticato di accompagnare il ritmo di quello degli altri? E' un compito che ti prefiggi, dimenticare, allontanare, restare solo. Anche tu resti solo con la musica, SENZA TEMPO PER VIVERE GLI ALTRI?


Non voglio essere un'artista, caro Mr. Molko.
Non voglio fare del male a chi mi ama e non mi conosce. Come lo fai tu a me.
Non voglio fare del male a chi mi ama e mi conosce persino. Come accade, nella mia testa o meno.
Ho ancora troppa fiducia nella mia vita, nelle persone che amo, nella speranza che troverò chi mi crede al primo posto, troppa fiducia nella felicità condivisa, per diventare un'Artista.

Non sono nessuno,
se per essere qualcuno
devo dimenticare il tempo
con gli altri.


P.S.
Io li capisco. Rechel e Andrè.
In loro c'è il mio terrore di amare,
perchè la volta e mezza che ho amato
è stata ed è una lenta tortura in cui le attenzioni
non bastano mai.
E in loro c'è la mia speranza di credere
che sia davvero possibile che esista qualcuno
che incontri perfettamente i nostri bisogni,
le nostre priorità, timori e il resto.

10 dicembre 2010

Tutto scorre (?)



Non è che si è distrutto tutto quanto.
Non tutto è dovuto finire in pezzi. 
Qualcosa ha cessato di esistere,
qualcosa si scioglie,
qualcosa si distrugge 
e torna a vivere
ogni settimana.


Ma i cambiamenti sono tanti.
Li vedo spesso, forse solo io
che li posso notare.


Anche se ho desideri irrealizzabili,
che si scontrano con quelli
che dovrebbero essergli
più affini.
Anche se ho ancora mire troppo basse
e non ho superato le ansie
da qualunque cosa.
l'inerzia temporanea.
la paura di restare sola.
l'abbandono.
l'acidità.


Eppure il mio mondo sta cambiando
r a d i c a l m e n t e.
Non c'è 
bene e male.
Ragione o torto.
Giusto o sbagliato


Ci sono io.
Tu.


Cambiamenti.

3 dicembre 2010

Castelli di sabbia

Ce ne sono molti, di modi.
Molte condizioni.
Molti castelli
da costruire.


Per una volta
non c'è bisogno
di maschere,
di tentativi,
di niente.


Ricordo luce. Tanta luce.
Ed una normalità
da fare invidia
ai momenti
felici.


Non ci guardavamo.
Era per il terrore
o l'imbarazzo?


Non ci guardavamo,
e cercavi di far vibrare
quel sottilissimo fragile filo
senza che si rompesse in modo
irrimediabilmente definitivo. Non tu.


Non io.
E' il mondo.


Non noi.


Lui
ha voluto così.




E' la verità.

In questa vita
in questa terra
in questi corpi,
io
e
te
mai.

28 novembre 2010

Progressi

Non mi andava, veramente.
Ma una volta tanto ho deciso di immortalare
il primo sorriso ebete dopo MESI
e cresciuto spontaneamente,
in autobus.
Quindi scrivo qui, ora.


Ero felice.
Sono contenta.
Stavo bene, al punto da riuscire a riempire la mia vita anche della felicità degli altri.
Ora capisco. La sofferenza fa diventare egoisti.
Ma due giorni fa.
Oh.

Due giorni fa ero viva.
Un nuovo inizio.
Ero viva.

Un nuovo inizio?   (?)
Riparato un errore con l'umiltà!
Riparato il terrore con del coraggio!?
O mio dio.


P.S.
E si.
Anche questa volta

è merito tuo.
Anche se non lo sai.

24 novembre 2010

Striscio

Detesto condividere un sogno con qualcuno,
perchè potrei essere mille volte più felice
nel vederlo realizzato dagli altri
se solo fossi capace
io stessa
di prendere in mano
i miei sogni.

Oggi un gradino in più.
Devo stare attenta a non lasciarmi vincere
dalla paura di cadere.
Silenzio.
Terrò per me i progressi,
perchè l'aspettativa
rimanga sullo
zero.

Ma devo riuscirci.
E' tutto così terribilmente
giusto.
Vorrei non odiarlo.

Rinunciare a se stessi

Se rinunciare a se stessi significa
rinunciare alla morale che ci imponiamo
per essere ciò che vorremmo essere,
perchè ciò si scontra
con il rinunciare a se stessi che significa
rinunciare alla propria aria
per non gettare al vento
quello in cui crediamo?

Perderò la mia vita.
Ho paura,
terrore,
di scoprire che non posso farcela.

17 novembre 2010

Ti 'amo' e dove sono io?


Tanti ci osservano.
Più parole di quelle che pensiamo,
vengono spese per noi.
E dalle persone
intorno a noi,
le più improbabili,
ci seguono.
Ci pensano.
Sperano ed abbandonano
momenti,
ed emozioni.

Non lo sappiamo.
Non lo sapremo
quasi mai.

La tua sfera d'attenzione, quella più bella che avevo, e la più grande, sei davvero certa di sentirla tra le tue dita?
O forse l'ho resa impalpabile, per fingere che tu abbia meno importanza, per me, che tu sia meno 'tutto' di quello che realmente sei?
Ti senti sola.
Perchè questo mi offende?

Il problema è che hai ragione.
Sono io che non vorrei vedere come mi sto comportando in modo terribilmente incongruente.
Ti 'amo' e ti invidio, ti 'amo' e non mi piaci, ti 'amo' e penso che tu sia cambiata in modo così triste, ti 'amo', vorrei che fossi felice, e chiedo troppe attenzioni da te, che hai così bisogno di me, ora.

Ti 'amo' e dove sono io?

12 novembre 2010

Rosso e Nero

A me piacevano, quei giorni. Eravamo entrambe troppo impegnate, con troppe persone intorno, per diventare l'una il centro dell'altra. O per illuderci che potesse accadere. Semplicemente, non era nostra intenzione che accadesse. Io ero il tuo sfondo, la tela su cui disegnavi le tue fantasie di amori che non esistevano, e tu eri la mia, la mia tela su cui dipingevo l'unica compagnia che potesse darmi ascolto. Avevi i capelli neri, eri un'altra te, eri provocante, attraente, bella, ed amavi che la gente ti vedesse così. Eri in qualche modo a metà tra la certezza che la gente volesse amarti per il tuo aspetto, e la profondità che sapevo che avevi. Eri perfetta. L'unica che sapesse ascoltarmi, con cui potessi parlare, l'unica che ascoltavo così volentieri, che cercavo di aiutare più o meno attivamente. Non eri il centro, per cui non c'era bisogno di risolvere problemi tra noi, perchè i problemi erano altrove. C'era tra noi quel filo di lontananza in più, che ci permetteva di non scontrarci. Un piccolo spazio d'aria, tra me e te, che limitava i colpi e le ferite, e si lasciava usare come coperta per le ferite peggiori, perchè ancora potevamo chiuderci nell'indifferenza del "non ho bisogno di lei", e così siamo sopravvissute due lunghi anni.
Poi la tragedia. Prima la mia, ed è quasi stata una fortuna. Tu mi hai accudita, sei stata con me, mi hai accarezzata, cullata come nessuna madre avrebbe saputo fare. Non fu affatto una tragedia, a dire la verità. Non lo era. Perchè c'eri tu a compensare la mancanza dell'amore appena sconfitto, che tanto mi aveva deluso. C'eri tu, un'altra forma d'amore, affatto simile, e che quindi era l'unica a poter sopravvivere dentro di me. C'eri tu. Avevo anche bisogno di solitudine, non sempre riuscivi ad essere presente, ma in qualche modo non ne avevo bisogno.

La sottile linea d'aria restava, e solo più tardi ho scoperto che Lui era questa sottile linea d'aria.
Avrebbe dovuto restare. Non avrebbe dovuto permettere che io potessi illudermi che tu fossi 'mia'. Sei diventata parte della mia vita, e questa volta seriamente. Se prima eri la tela, ora eri il soggetto stesso, e tutti i colori che si porta con sè un disegno. Non c'era nessuno nella mia vita, e tu, che ti sei tinta i capelli di
rosso
, non avevi nessuno che potesse distrarti da me. Così abbiamo sperimentato cosa significasse diventare le protagoniste della reciproca esistenza. E i problemi. I problemi ora non erano più altrove. Sono qui davanti a noi. Non li posso battere. Non posso vincerli.
Tu non ci sei più. Com'è giusto, tu hai la tua tragedia da vivere, ora. E ci sei solo tu. Anche se mi vuoi bene. Anche se ti voglio bene. Io sono da sola. Tu sei da sola. Parliamo, e non sento nulla di quello che dici.
Sapevo che volevi uscire dalla nostra bolla, è un insopportabile silenzio che ci siamo costruite da sole. Anche io non la sopporto più, detesto respirare l'aria di chi ha troppo bisogno di se stesso, perchè mi assomiglia, e forse arriva oltre i limiti che invece io mi pongo.
Mi manchi. Mi manca quel periodo di stronzate e risate, di depressioni per motivi sciocchi, mi manchi tu, tantissimo, i tuoi saluti, i tuoi sorrisi. Adesso ci sono solo un mucchio di capelli rossi, troppa depressione, autolesionismo, troppo ego mio e tuo, poco spazio per l'altra. Non siamo più noi,
Gaia.
La tela lascia colare i colori, il disegno è distorto.
Odio i tuoi capelli.Mi manchi terribilmente.

Vedevo solo te.
Claudia.

11 novembre 2010

C'è qualcosa che si sta rompendo

Lo sto facendo di nuovo.

Ancora una volta.

"Io non ci sarò quando avrai bisogno di me"
Il concetto è questo.
Ancora.
E questa volta non ad un'amica qualunque, per così dire.
A LEI.

Dio santo.
Non so se c'è più egoismo, in questo,
o frustrazione del saperlo
e non tentare
di cambiarlo.

Perchè lo faccio?
Domani.
Domani ti prego,
ho bisogno di risposte.

6 novembre 2010

Il Nostro mondo


Una sfera perfetta, e perfettamente dipinta
d'una trasparenza equilibrata,
leggera come un soffio,
nostra.


Una sfera silenziosa, creata dalla sofferenza,
diventa un mondo in sè, proteggendo
la realtà dal vento forte,
nostra.




Tutto in bilico, tutto così immobile, bellissimo, in un'agonia di piacevole esitazione.
E d'improvviso si rompono i versi, si rompono le rime,
si rompe il silenzio, e la sfera ti sta stretta.
Respiri la sua prigione, l'ami, ma fuggi, chiedi altro,
lasciando il mio corpo da solo, agonizzante,
ad osservare, inutile, in un'inerzia stanca
un'anima che ha voglia di riuscire,
la tua, che chiede altro, e sposta il peso
troppo, troppo lontano.


Succede. Sta accadendo.
L'equilibrio è stato rotto dalla volontà
e dalla sua mancanza.


Quando l'avrai capito,
la sfera non profumerà più?
Non sarà più leggera?


Sarà la mia prigione cieca.
Vedevo solo te.

2 novembre 2010

Sono un'egoista, egocentrica, ego ego ego

Già.
Perchè io non avevo nessuno con cui parlare.
Nessuno che mi dicesse di chiamarlo, se fossi peggiorata.
Nessuno che dicesse: si, è vero. Stai davvero male, è una fase, ma è grave.
A me hanno detto che era la crescita.
Che era normale.

Potrei vantarmi di essere stata forte. Ce l'ho fatta! Urlerei.
E invece no. Ho solo soffocato,
archiviato,
nascosto.
Ma sono ancora qui.
E' per attirare l'attenzione,
al punto che l'importanza di questo post
non è su chi ORA soffre.
Su chi ORA ha bisogno d'aiuto.
Ma su di me, che invidio la sua sofferenza(!),
perchè a quella le persone danno attenzione.
Ma la mia è meno importante.
E' meno importante.
E più egoista.
Sono un'egoista.
Egoista.
Egoista.
Egoista.

27 ottobre 2010

Molla la presa..

Il possesso è una cosa veramente brutta.
Magari lui sbagliava,
ma io stessa

ci sto credendo troppo.
E adesso guarda,
poche ore di silenzio
e mi sento
di nuovo
sola.

24 ottobre 2010

Mi hai delusa.

E secondo lui adesso dovrei essere contenta.
Se la mia migliore amica si è resa libera
dal peso di qualcosa che le stava facendo del male.
Si, lo sono. Sono contenta, se lei si sta dando la possibilità
di stare meglio.
E lo sarei stata in qualunque caso.
Se lei fosse rimasta con lui, o meno. Ma sarei stata contenta solo
sapendo che effettivamente per lei era la scelta più felice.
Come è normale, tra amiche.
Come è normale.
Eppure l'etichetta dell'essere lesbica
premette che ciò che faccio debba essere per forza portato
dall'amore (quello vero, tra fidanzati).
Io tramo nell'ombra, affinchè lei possa non aver futuro con una persona
che tra l'altro io stimavo e consideravo una bella persona.
Non mi sembra un discorso accettabile.
Mi stupisce che tu l'abbia pensato, e a questo punto
mi ritengo profondamente delusa.
Come se lei non fosse consapevole delle proprie scelte e
dei relativi motivi.
Come se non fossi stata io stessa, più volte, a difendere la tua parte.
Sono bisessuale, quindi non posso avere amici,
perchè mi innamoro di maschi e femmine, della mia
migliore amica?

E' per lei, che non ti ci mando.
E' per lei che eviterò la discussione,
anche se spero quasi che tu legga tutto questo.
Perchè le creerei problemi, me lo ha detto.
Glie l'ho chiesto, perchè l'avrei fatto.


A me sarebbe piaciuto tanto essere amici, mi piaceva quando mi trattavi come tale.

15 ottobre 2010

Colori accesi.

Ciao. Tu sei qui al mio fianco, e dormi, senz'altro che il silenzio delle risate appena sciolte.
Sono state fatte tante insinuazioni su di noi, da me, da te, da lui, da altri, da tutti.
L'amore si nasconde bene oppure si mostra sotto mentite spoglie,
o semplicemente io e te siamo felici, e l'amore non deve essere definito,
un nome è solo un nome, e non cambia il tuo profumo.
Lo disse Shakespeare. Lo dissè Andrè.
Te lo dico io ora, come così spesso fermerei il tempo, per tenerti
al mio fianco più di quanto effettivamente potrei sperare.


Ma il silenzio incombe, il mio sguardo vede solo te e non si tratta di colori accesi,
vede solo te, e si chiude proteggendosi dal resto del mondo.
Sei l'ultimo scoglio, poi il ponte di quell'illusione, tra me stessa e la realtà
e caduto anche quello,
finirò a terra,
straziata dal dolore
del vuoto.
Del muro.

12 ottobre 2010

Il vento non soffia più.

Ripetizioni.
Ripetizioni.

Silenzio opprimente nella mia testa.
Silenzio se mi chiedete come sto.
Sto male. Perchè?
Silenzio.

Silenzio, se mai so che qualcuno sta soffrendo.
Non posso, non voglio, non riesco a dirgli un banale
'se hai bisogno di me, io ci sono'.
Temo che notino la mia bugia -perchè (COME?) lo è diventata-
e stavolta,
diversamente da un tempo,
verrei schiacciata
e soffocherei del tutto.
Sono arrivata a questo punto!?

Silenzio.
Qualunque persona riceve il mio silenzio.
Nei sorrisi,
il silenzio.
Negli sguardi,
il vuoto.

Non ho più niente.
Quand'è stato il momento preciso in cui questo muro
mi ha chiusa dall'altra parte del mondo?

Il vento non soffia più.

6 ottobre 2010

No. A che ti serve uno psicologo?

Per capire
perchè non riesco mai a prendere delle decisioni definitive;
perchè ho bisogno di non essere mai odiata da nessuno;
perchè la gente mi dice che mi muovo come se mi sentissi sempre osservata;
perchè ho paura di qualunque forma negativa del giudizio altrui;
perchè sono la prima ad allontanarmi da qualcuno, quando penso che quel qualcuno voglia allontanarsi;
perchè non accetto che anche io posso fare errori senza essere una brutta persona;
perchè invece di perseverare, preferisco cambiare completamente strada;
perchè non riesco a sopportare appuntamenti fissi;
perchè non ho mai voglia di fare nulla e sono terribilmente pigra;
perchè io e i miei genitori abbiamo un rapporto così lontano;
perchè non riesco a portare a termine un discorso con mio padre;
perchè quando un ostacolo mi ferma non cerco di superarlo;
perchè non riesco più a scrivere una sola riga;
perchè ho così tanti hobby e mi stufo subito di ognuno;
perchè sono sempre così insoddisfatta;
perchè a volte scoppio a piangere senza motivo;
perchè ho elevato Brian Molko al punto di divinizzarlo;
perchè ho il terrore di lasciarmi andare all'amore che ho per lui;
perchè non riesco a cantare davanti alle persone;
perchè ho cominciato a fumare;
perchè non riesco nè voglio smettere di farlo;
perchè sono così morbosamente affascinata dal suicidio;
perchè faccio di tutto per evitare di pensare;
perchè mi copro di maschere di una falsa sicurezza che tutti riconoscono;
perchè aspetto che siano sempre gli altri a cercarmi;
perchè mi piacciono le ragazze;
perchè mi vergogno di ogni cosa che faccio;
perchè non riesco ad affermarmi davanti alla gente;
perchè sto tutto il giorno attaccata a internet;
perchè il gioco di ruolo è così cruciale nella mia vita;
perchè soffro così tanto per il possesso esclusivo di qualcuno che non posso avere;
perchè ho il terrore che la gente non mi ascolti;
perchè non so cosa e chi voglio;
perchè non faccio nessun passo per realizzare alcuni desideri;

e potrei continuare.


Ma niente, nella vita, è necessario, no?

5 ottobre 2010

Non c'è fine

Il momento che attendevamo è arrivato.
E valeva l'attesa? Per riempire il tempo, forse.
Ma il sonno mi svuota, mi rende in capace di capire,
di reagire, di parlare, di pensare soprattutto; mi svuota.

Mi riempie(?) solo costruirmi le maschere di vestiti, e di risate,
fingere di essere il ruolo che mi sono assegnata, oggi con un abito,
domani con dei capelli, il mese prossimo con un tatuaggio, e poi dopo
accettare che tutto ciò che è cambiato, è l'opinione di me che ha la gente.

Ma quanto veramente conta, il giudizio di chi non conosce il tuo bene e male?
Nulla. Non conta altro che il giudizio che diamo a noi stessi e così cambia il seme
ma la radice rimane la stessa, e solo si muove, celandosi dietro maschere differenti.

28 settembre 2010

Un punto infinitesimo nella folla..



E' perfettamente vero.
Non riesco a trovare il modo di farlo mio.
Non c'è modo di dimostrare che non sono come 'tutti quelli
che non vogliono essere come tutti gli altri'.
Io sono 'gli altri'. Io sono 'i fan'.
Io sono 'loro' o 'il pubblico' o 'la gente',
e questo non cambierà mai.

Non eccello nel fare di lui un disegno esemplare, non eccello nel ricalcarne la voce, le espressioni, i vestiti, il trucco, i modi di fare. Non ho l'intera discografia, anche se i miei sei album sono qualcosa di così prezioso.
Non ho una pagina per lui, e non sarebbe la migliore. Non ne ho un forum, una storia da raccontare, non sono stata a tutti i suoi concerti, non conosco a memoria la sua biografia, la storia, nemmeno i testi, che sarebbe stato il minimo, eppure no.
Addirittura, ho il terrore di scaricare tutte le canzoni che canta,
perchè quando saranno finite le sfumature della sua voce,
non potrò più rifugiarmi in suoni che non hanno partecipato ancora
del mio dolore.

L'ho sognato. So già che avrei il terrore di scoprire
che di fronte a lui
non avrei parole.


Quante persone incontra, nella sua vita, un cantante famoso? Quante ragazze e ragazzi gli parlano del loro amore? Quanti lo colpiscono? A quanti parlerà? Troppi. Troppe.

Sono un punto infinitesimo della folla,
due mani che saltano e che lui non vedrà mai.
Di cui non potrà ricordarsi.
Nemmeno lo spero.
Ho il terrore di pensarlo.

E per quanto riesca a cullarmi con la sua voce agrodolce,
non lo lascio entrare nelle mie speranze, nei miei sogni, nelle mie illusioni.
La disperazione dell'anonimato è un coltello
che non ha nulla di silenzioso.
Non si spegne nelle grida della folla
ma vi affoga,  soffocando
fino a perdere la sua coscienza.

Solo nella consapevolezza della non-esistenza
mi si spegne la sofferenza
di questo impotente
tendere
ad un fantasma
per cui io
non sono
nulla.

24 settembre 2010

Se perdo, non ritento e cambio strada (?)

Quando incontro qualcosa di terribile
che mi fa tremare
e rimpiangere
di aver preso quella strada,
mi fa credere
di non essere in grado
di correggere i miei errori.
Ecco, è così che mi hanno detto:
non ritento, non ripercorro
quella strada.
Scappo, ne prendo un'altra più nuova,
cercando il sentiero perfetto
che, senza difetti,
mi dimostri l'esistenza
di una speranza migliore.


E' così che le strade finiscono, e mi sono trovata ferma di fronte a strade conosciute, ognuna tristemente cosparsa dei miei errori e di quelli degli altri. E' così che ho il terrore di ritentare,
di dimostrare a me stessa che se le cose non vanno nel verso giusto
posso guidarle io nella giusta direzione.

20 settembre 2010

Il Divino esiste solo nei Sogni


A pochi passi dal suo viso, annoiato dalle presenze mortali e sempre uguali della folla che lo lascia solo, tra le stelle, lui, che splende di una luce opaca ed abbastanza forte per schiarire così tanti contorni.

Di fronte ai suoi occhi chiari, di un inspiegabile ghiaccio che non si scioglie col calore delle sue parole, del suo canto, di una voce che risuona terribilmente chiara, terribilmente lontana da qualunque cosa effettivamente esistente.

Lui parlava con il grembo che da' la vita, che sapeva parlare, e vedeva nel suo viso una maschera qualunque, di un poeta che come tanti altri semplicemente piange, riuscendo a sorridere senza il timore di un collasso.

E l'altra fonte taceva, incantata, disperata perchè le parole restavano chiuse in gola.
Apriva le labbra, l'altra fonte, e lo chiamava con un silenzio simile alle grida, e lui ne vedeva la sofferenza,
senza apparentemente darsene cura, come un angelo troppo in alto per preoccuparsi dei vivi
e della loro stoltezza.

Poi, quando ormai un buco nero aveva invaso l'anima dell'altra fonte, che, sola, non riusciva a fare quell'ultimo passo che la separava dal sogno di troppi giorni,
quando ormai comprendeva che anche di fronte alla felicità l'essere umano e gettato in faccia al terrore, che lo inibisce e lo costringe a vedere l'illusione svanire,
lui e le sue mani perfette si sono avvicinati al suo viso, prendendone le guance arrossate, con un sorriso calmo, che comprendeva quel dolore.

L'uomo vuole troppo, ed il troppo chiedere, un bacio, allontana l'angelo caritatevole.
Eppure nessuno dei due si allontana con rancore.
L'angelo ha fatto del bene,
e l'uomo sopravvive,
vedendo che dove lo fermano le sue paure,
la carità del divino a volte
sa spingerlo verso l'illusione
del sogno.

19 settembre 2010

A che serve punire il nostro passato?

Oh, io lo so.
Anche lei sta sprofondando,
sta cadendo in basso,
sempre più giù,
in quell'abisso di orgoglio
e vergogna,
in quell'abisso di
dolore e
paura.

Sta cadendo giù, e non vuole rialzarsi,
non prova ad aggrapparsi a nulla,
non prova in generale a ricordarsi com'era
la vita prima della felicità e prima
della tragedia,
la grottesca,
terribile,
tragedia
che
ci
ha
colpite.

Il mio dolore è un dolore autoprovocato, che ha voluto cessarne un altro, ed ora si mostra le tragedie degli altri e cercando di dimostrare a se stesso che le cose possono essere diverse. Eppure riesce a punirsi, comprende che la sofferenza, anche quella degli altri, non se ne va mai via.
Il suo dolore è la punizione per quello che mi ha inflitto, ed io ho dovuto cessare. Ci siamo scambiate le sofferenze, ed al contrario della mia soluzione di aiutare gli altri ed entrare nel loro mondo per fuggire dal mio, lei si è chiusa completamente ad esso, punendosi per aver fatto di tutto per rimanere da sola, e dunque rimanendo effettivamente da sola. Gli altri non esistono più, perchè lei non li merita, e loro non meritano lei.

15 settembre 2010

Le mie dolci catene verso il cielo

"perchè tutti quanti soffrono?
secondo te perchè nessuna delle persone che conosco è felice?

perchè la felicità è un lusso per pochi , e poi nessuno ti dirà mai SONO FELICE , specie quando sa che stai giù . E' comodo essere tristi e farsi compatire

è quello che dico anche io -mentre vado in cerca di qualcuno che ascolti il solito dolore-
Se non sei triste la gente non ti da ascolto, se sei felice ti invidiano, ti ignorano, scaricano su di te il loro dolore, smontano i tuoi motivi di felicità, non sopportano di starti vicino o ti soffocano perchè vogliono assorbirla..
non ci avevo mai pensato come ora"



Qualcuno che non ricordo, disse che il vero amico non è chi ti sta vicino nel dolore. Ma chi ti è accanto quando sei felice.

A me non resta altro che una Musa lontana ed impalpabile, l'unica, immobile nella mia tenebra. Lei ispira la mia calma, mi promette che esiste un posto di silenzio, dove le nostre anime vivono insieme. (N.)

E mi resta la sua voce,
quella meravigliosa, malinconica sfumatura, quando canta dei venti o cinque anni che ci restano da vivere. Quelle labbra piegate in una 'i' misteriosa e interessante, senza angoli, e che, tuttavia, avvolge il sentimento delle sue parole. Esaltandolo.

Riesce a commuovermi ed elevare l'anima quanto basta per non farla cadere giù.


Tu mi incateni i polsi alla vita. E' una catena ed un dolore affascinante.

14 settembre 2010

Cento - Più che un'amica

Ho l'impressione che lo spazio non basti mai.
100 interventi. Cento.
Auguri, blog.

Lei era lì, accanto a me. E chiedeva disperatamente amore. Sentivo il suo grido silenzioso, in quei sussurri 'abbracciami', diceva solo. Ma lo sapevo, che dietro c'era molto di più che una semplice esortazione. C'era la richiesta d'aiuto che non riesce a fare, c'era la profonda tristezza, l'angoscia in cui è precipitata, la mancanza di certezze in cui io l'ho fatta cadere, di cui io e solo io sono responsabile. Non vuole parlarne con nessuno. Si vergogna di tutto questo, perchè non riesce ad affrontarlo come avrebbe creduto di riuscire a fare. Si vergogna, perchè ha capito troppo tardi cosa aveva perso, mostrando quanto tutti quegli insegnamenti fossero solo parole. E improvvisamente il cielo si è fatto nero, improvvisamente ogni cosa ha perso significato, nulla e nessuno riesce a sentire la sua sofferenza, la sua mancanza di appigli, la solitudine profonda che ieri sera cercava di ricomporre.
La sentivo, che raccoglieva i pezzi di cuore, e me li porgeva chiedendo a me, colei che lo aveva infranto, l'unica a conoscerne l'ordine, di darle una mano a ricucirli insieme.

Ma le mie mani non sono più capaci di tessere o incollare. Ed i miei abbracci sono quelli di una sorella, quelli di una 'più che amica', questo termine inspiegabile e tanto discusso. Tanto odiato. Tanto colmo di dubbi. La lingua italiana è una tragedia almeno quanto la vita. Poche parole, troppo poche, per definire i sentimenti.

E così, un po' brutalmente, ho dovuto respingere la sua anima. Le ho dovuto sussurrare con tutta la calma che ho acquisito, che non era giusto. Che le avrebbe fatto male sapere che quei pezzi li avrei ricuciti con la pazienza di una madre, e non dell'Amore. Ieri sera le avrei aperto in due il mio petto e le avrei mostrato il mio, di cuore. Le avrei detto..

'guarda. Questo è quello che hai fatto. Questo è il poco che è sopravvissuto. Non importa se davanti a noi ci sarebbe stato dell'altro futuro. Ho scelto di star bene, di prendere un'altra strada. Quel dolore era diventato un vicolo cieco. Ma ti ho già perdonata. Ti ho perdonata, e adesso sei tu che devi perdonare te stessa. E me, per non essere più capace di proteggerti. Ti amo, anche se non come vorresti tu. Ti amo similmente a come amo la mia migliore amica, e non è qualcosa di meno. E' solo qualcosa di differente. Sono qui e ti stringo tra le mie braccia, il cuore lo proteggo e non gli permetto di addossarsi anche le tue ferite, non troppo, almeno, però sono qui al tuo fianco. E le mie carezze, anche se non sono quelle che ti aspetti, hanno lo stesso valore. Non sono la ex. La fidanzata. L'amica. La sorella. La sconosciuta. Sono Claudia, e sono qui per te, Luana, che non sei nulla per me perchè sei semplicemente ogni cosa'

E tutto questo era lì, nei miei pensieri offuscati dal sonno. In qualche modo si celava tra la lingua e le labbra, ed avrei voluto trasmetterlo con il tocco della mia mano sulla sua schiena, quando mi volgeva le spalle, ferita nell'orgoglio, quando ha visto che il suo inginocchiarsi ed elemosinare amore è stato rifiutato. Orgoglio. Lo sapevo, me lo ha detto lei stessa, che ci avrebbe rovinate.

Ma non le è arrivato nulla, di quelle parole. Ed ho provato a pronunciarle, visto che i gesti sembravano così vuoti. 'Che stai facendo' o 'che vuoi', non ricordo già. Il muro sempre più pesante, e la mia testa che diceva che era normale. La mia testa che spiegava per filo e per segno al mio cuore, più forte di prima, il perchè di quel muro, il perchè di quell'aggressione. Gli spiegava cosa fare, come farlo, cosa non dire, cosa aspettarsi. Aveva ragione, e tuttavia non sono riuscita ad evitare tutti i suoi colpi taglienti, di quelle parole così crudeli.
Faccio fatica a ripeterle, le sto già cancellando, riponendo in uno di quei cassetti che forse non vorrò mai più riaprire, e già ora mi affatica spolverarne gli angoli. Che stronza. Mi ha detto. E domani cosa dirai, a G., già mi ti vedo che andrai da lei a raccontarle 'oh, lo sai che la L. ci ha provato?' con quella voce da ragazzina così lontana da quello che sono stata ma altrettanto lontana da quello che sono ora. Ha detto che sono stata una falsa ed ipocrita, e non ho potuto darle torto, sebbene abbia sempre fatto del mio meglio per essere sincera. A mio favore, ma non glie l'ho detto per rispetto al suo diritto di sfogare la rabbia su qualcuno che non fosse se stessa, c'è che nonappena me ne sono accorta le ho detto la verità. E che ogni cosa fatta o detta era in buona fede. Che la pazienza che ho usato, e che non avevo, l'ho trovata in me solo per lei, per stare bene con lei, per assorbire ogni colpo ed ogni colpo verso il suo cuore. Ma ieri l'ho lasciata inveire, l'ho lasciata sputarmi il suo veleno in faccia, finchè improvvisamente è diventato tutto insostenibile.

Volevo essere lì con lei ed aiutarla, e più cercavo di farlo, più ogni cosa diventava altro veleno. E faceva sempre più male, mi soffocava sempre di più, e logorata dalle parole, dalle spiegazioni, dalle offese -perchè la parola 'stronza' mi ha sempre bruciato molto, e sono sempre riuscita a guadagnarmela in qualche modo, nonostante le troppe buone intenzioni- non ce l'ho più fatta. E' stato allora che ho desiderato di essere altrove. Ho desiderato che tutto questo finisse. Che ho capito definitivamente che tra le due sofferenze preferivo la mia 'nuova vita' come lei l'ha definita, che quel lancinante dolore di entrambe, che non saprei più guarire. [Never thought I need so many people..cantavo. La sua voce -Brian- mi avvolge, mi vince, mi cancella. Dio mio.]

Ma vederla piangere questa mattina, mentre andavo via. Mi ha fatto desiderare di restare lì, finchè ogni lacrima non si fosse sciolta, non se ne fosse andata via per sempre. Non posso fingere che il suo dolore mi resti indifferente. Non posso fingere che quelle lacrime, una per una, non siano una ferita al cuore, ancora, di nuovo. E non posso fare altro che restare a guardare, perchè gli abbracci finiscono e il Tempo vince un'altra volta.
Vorrei così tanto lenire le tue ferite.




Basta, sono stanca. Cento interventi sono molti.
Il prossimo quando avrò lei idee meno esauste.