28 agosto 2010

Adesso.

Prometto molto più di ciò che realmente ho, forse.
Forse è l'errore che ho fatto, una volta tanto che sono riuscita ad essere
qualcosa più di me stessa.

Io. Troppo imbarazzata.
Qualcosa di più. Un guscio vuoto.
Favilla. Solo una metà. E inutile.
Qualcosa di meno. Un abisso di cui ho voluto
liberarmi.

Ed ora..
Pausa.

Ore dopo mi ritrovo a leggere queste parole che avevo allontanato.
E mi rendo conto, anche,
di quanto sia prezioso accorgersi
dell'amicizia di chi accetta le nostre scelte.
Una persona è la mia vita, adesso, tra poco non so, ma adesso la amo così tanto
per una giornata così tranquilla, che mi ha regalato.
La mia migliore amica.
E mi riscopro così vicina
a chi forse vorrebbe non fossi esistita,
per non essere un altro dei tasselli
che le hanno sconvolto
l'esistenza.

Non voglio parlare con nessuno,
ma vi penso sempre.
Non mi scordo di nessuno
di voi.

Vi voglio bene.

[I nomi. Oggi si. Mery. Glò. Gaia. Giada. Sveva. Grazie]

19 agosto 2010

16.08.10 - Pensieri, parte 2

Innanzitutto non so cosa voglio. Non so cosa dovrei desiderae, quindi non so quale strada prendere, da che parte guardare e come guardare. Inoltre non ho la minima idea di chi sono io. Come diceva Pirandello, dietro le maschere che portiamo, alla fine non c'è nessuno. Ed io sono nessuno, o comunque sento che mi sono molto avvicinata all'ultima maschera. O forse ne ho tolta una molto pesante, e devo ancora abituarmi a sentirmi così leggera. Fatto sta che non è proprio leggerezza, quella che mi appartiene ora. E' una confusione che mescola ogni pensiero, che mescola le parole, che le fa scorrere veloci e confusionarie su questi tasti, fino a creare un impasto omogeneo che sembra così vicino al nulla, al vuoto totale. Eppure è pesante e mi fa stare con il viso a terra.

Mi attacco alle cose materiali per definire me stessa. Compro questo o quello, per dimostrarmi che questo o quello sono cose che mi piacciono, per dimostrarmi che esiste ancora una parte di me, in questo corpo, una parte che ha ancora qualche desiderio, qualche definizione, qualche limite. Eppure non bastano dei vestiti od un modo di truccarmi o una persona da ammirare, a definire il mio sorriso. Non bastano a rendermi felice, e sembrano essere diventati solo il simbolo di questa profonda frustrazione.

Prima le lacrime sono saltate fuori in un momento strano. Come se la commozione fosse sopraggiunta quando ho appreso che nemmeno 'lei' è riuscita a rimanere fedele agli insegnamenti della maestra. Non penso sia davvero questo il discorso, d'accordo, ma è un buon punto di partenza. Mi sembra sempre di vivere due vite differenti. Forse mi sono immersa così tanto, nell'anno passato, nella sua vita ed in quella della sua famiglia, che improvvisamente mi sono divisa in due anime, entrambe per qualche motivo mutilate, eppure effettivamente, due. Una è lì, lontano dalla mia coscienza presente, eppure consapevole di se stessa, che sente da qui la mancanza di quell'affetto, di quegli insegnamenti, che è rimasta debole ma speranzosa, debole e insulsa, sottomessa, ma desiderosa di quella routine e tranquillità, dimentica del dolore. L'altra parte è qui a Roma, che a differenza della precedente, non vuole più amare. E' convinta che l'amore sia terminato e se ne sia andato via, lasciando spazio ai pessimi esempi che lei le ha dato, e dunque alla vendetta, alla paura e quindi all'emulazione, per difesa. Insomma, in posizione difensiva, che cerca di ostentare da qui la sua forza, ma restando in difesa è costretta a rimanere ferma dove si trova, e quindi non andando avanti resta lì, in balia del dolore. Un dolore di cui non capisce la provenienza, ma che sente lento ed inesorabile, come un coltello che la penetra pian piano, volendo farle patire sofferenze atroci.

Comunque ha ragione. Mi sto scavando la fossa con le mie mani. Perchè -e ci ho appena pensato- ogni volta che mi si presenta l'occasione o la possibilità di uscire fuori dalla mia apatia, dal mio terrore psicologico, ecco che subito faccio sì che la soluzione non sia più valida. Addirittura, sembro essere arrivata a cambiare la natura del problema, pur di non risolverlo, pur di continuare a lamentarmi. Mi sembra di essere monotona, di stancare la gente, e di autocommiserarmi anche solo scrivendo queste cose. Ed un pò è così, lo ammetto, anche se è piuttosto evidente. Mi sto autocommiserando. Sto cercando l'attenzione di chiunque, cercando in qualche modo di porre loro il problema.
Cosa voglio?
Chi sono?

14.08.10 - Pensieri, parte 1

Un mito, un eroe. Parole che mi vengono in mente così, senza motivo. Un eroe è quello che ho in mente, non ha forma, non ha un viso nè una vera personalità. Io in testa ho qualcosa che non esiste. Ho in testa qualcuno che non c'è. Voglio e voglio essere qualcuno o qualcosa, e non so cosa. L'unico valore costante in questa equazione, è un 'non' ricorrente, un negare ciò che sono, un negare ciò che voglio, un non affermare, continuo, imperterrito, chiassoso eppure vuoto e silenzioso al tempo stesso. Così, come quei miei desideri. Essi, appunto, non sono nulla, perchè vogliono una cosa, e ne vogliono anche l'opposto. Vogliono buono e cattivo tempo, vogliono donna e uomo, vogliono amore e sesso, vogliono rumore e silenzio. Vogliono esprimersi eppure non vogliono parlare. Vogliono stare soli e non vogliono rimanere con se stessi. Ecco perchè vorrei semplicemente annullarmi, semplicemente sparire, non esistere, smettere di provare dolore, smettere di provare l'effimero piacere. Smettere di godere di momenti che passano, non tornano, e se ritornano è perchè sono già finiti una volta, e finiranno ancora. 
Vorrei solamente immergermi fino a diventare tutt'uno con questa voce, con queste parole, con questo 'lui' che è ciò di quanto più vicino esista alla perfezione dell'imperfezione. Alla debolezza del mio essere semplicemente una qualunque ragazza con un idolo irraggiungibile che in verità non assomiglia minimamente a se stesso, ed a ciò che 'lui' realmente è. Vorrei avere la sua voce per aiutare me stessa a diventare parte di quel mondo che posso solo immaginare, ed immaginarlo diverso da come appare in verità. Vorrei saper suonare la chitarra per nascondermi dietro quelle note, perchè c'è chi dice che la musica accompagna e culla la nostra sofferenza, ed io voglio crederci, davvero, voglio credere che sia così, voglio credere che esista qualcosa che sia in grado di annullarmi e farmi respirare ancora. Forse è per questo che non imparerò mai a suonare quello strumento, forse è perchè temo di scoprire che in verità non è affatto vero che ha il potere magico di farmi diventare invisibile.

'Lui'. Non è soltato il mito di una ragazzina. Non è soltato un capriccio, nè un modo di affermare che esisto ancora, e per dimostrare a me stessa che c'è ancora qualcosa di stabile nella mia vita, e che c'è ancora qualcosa che realmente desidero. Dev'essere la proiezione della mia mente di qualcosa che riesce a tenermi a galla, la famosa illusione Foscoliana che mi permette di evitare il pensiero ardente della morte e del tempo, che mi portano tutto via. L'essere umano è così tormentato, IO sono così tormentata, eppure delle volte mi sembra di dimenticarmelo. A volte mi dico che è tutto finito, a volte mi dico che tutto ricomincerà ma che tuttavia posso farcela, perchè fino ad ora ce l'ho fatta, perchè è solo un periodo, perchè l'adolescenza è una brutta bestia ma se la psicologia dice che passerà allora ha ragione, perchè alla fine passa a tutti.

Io metterò fine alla mia vita. Prima o poi lo farò. Magari non per mano mia, ma so che quando succederà io sarò, come dire, consenziente. So che morirò perchè vorrò morire, qualunque sia il motivo. Perchè sarò convinta che la morte sia la scelta migliore. Già lo sono, ma non è il momento, nonostante i miei sogni di annullamento ed il silenzio che chiede la mia anima terribilmente dilaniata dai venti. Il suicidio o l'accidentale suicidio, insomma, opportunità, scelte. Non sono una mente malata che farnetica di queste voci, nè una singola persona che cerca attenzioni. Almeno, non credo di esserlo, perlomeno non per i suddetti motivi. Sono piuttosto convinta che si tratti di una certezza che mi fa andare avanti, e confermarlo scrivendo, mettere per iscritto una simile volontà, mi aiuta a credere che nella mia vita avrò sempre una scelta, anche in prigionia. E' questo che si intende con libertà. La gente non capisce perchè vorrei una simile banalità tatuata sulla pelle. La gente non capisce perchè una parola così banale dovrebbe intaccare questo corpo così puro, o quello che loro credono essere una forma pura e ancora solo delicatamente intaccata. Eppure la Libertà non è un concetto banale. Si da' troppo per scontato il suo significato, ma sto scoprendo solo ora che essa non c'entra nulla con quello che ti racconta il dizionario.
Innanzitutto la libertà, il concetto puro e semplice, quello perfetto ed incondizionato, semplicemente non esiste. Non saremo mai liberi del tutto dalle catene mentali, psicologiche, fisiche, e tutto il resto. Anche il semplice fatto di aver bisogno di bere, non ci permette di raggiungere la libertà più piena. L'unico essere libero, simbolicamente, è il vento. Che non ha bisogno di nulla nè di andare in nessun posto, non pensa, non è legato alla terra, nè al nulla. Anche se forse, resta comunque un simbolo, visto che si tratta di un essere inanimato e che scientificamente parlando, se non ci fosse l'aria il vento non avrebbe ragione di esistere e perciò lui dipende da essa.

Ad ogni modo, la libertà non esiste. Sono schiava dei miei pensieri, del mio altruismo, sono schiava dell'egosimo che mi attanaglia, dell'orgoglio, dei miei genitori, dei soldi che non ho, delle voglie e dei piaceri, schiava dei dolori e di questa confusione. Sono schiava, solamente, schiava di tutto. Schiava del fatto che per essere libera non posso legarmi ad alcuna cosa. Ma schiava delle cose a cui mi lego, in un modo o nell'altro. Ecco. Il punto è proprio questo. Non esiste la libertà, quella vera.
Ma il suo nome tatuato sulla mia pelle è un invito a me stessa, che mi ricorda che non voglio raggiungere un concetto impossibile, ma che posso tendere verso di lui e che mi accompagnerà sempre, anche quando penserò di averla perduta. C'è chi disse che siamo Nati Liberi, eppure nessuna di queste persone lo era davvero, fin dal primo respiro, fin dal primo battito del suo cuore, nessuno.

"Non lasciarmi qui, mia guida di luce. Non lasciarmi qui da sola. /
Don't leave me here, my guiding light..coz'I..wouldn't know where to began.."

Una volta scrivevo molto di più. Lo so, erano solo le parole ancora inesperte di una bambina, le storie confuse di sogni che non faccio più ma che porto ancora nel cuore. Però è una crudele realtà, questa. Che ora ho paura di scrivere, forse, e che ora non riesco a concludere nulla. Che non riesco a portare a termine nessuno di quei sogni. Che non riesco ad esprimere in parole altro che sfoghi momentanei che poi finiscono su un blog che nessuno legge, o di cui a pochi importa. Non riesco a riconoscere in quel blog altro che dolore, ma la persona che sono diventata non c'è, troppo nascosta dai condizionamenti della gente. Oppure magari è solo quel poco che si vede, ciò che è rimasto di me. Forse mi sono estinta, ho dato quel che avevo, ho buttato via ciò che non serviva, e quel che restava l'ho impiegato in quelle parole. Ed ora che ogni cosa è scomparsa, che di punti di riferimento ce ne sono così pochi e così poco fermi, tutto è volato via, soffiato lontano dal vento. Sono rimaste delle radici marcie o steli che hanno bisogno di non si sa ancora quale tipo di terriccio. Voglio trovarlo prima che muoiano o possano invecchiare così, sterili e troppo tristi per avere una vita piacevole e colma di frutti.

Sto scrivendo ad oltranza, ora. Un po' perchè consciamente mi vanto di questo lavoro e so che potrebbe valere qualcosa. Un po' perchè ho bisogno di gettare da qualche parte tutti questi pensieri confusi senza fine nè inizio, ed ho bisogno di consumarli al punto di non aver più bisogno di scappare e riempirmi le giornate, per non ascoltarli. Basterebbe consumarli finchè di loro non rimanesse che qualche brandello di carne, e finalmente riposare in pace. Pian piano la rabbia verso di lui si estinguerà. La tristezza terribile della consapevolezza di non essere in grado di mantenere l'equilibrio per più di poche ore scomparirà, smetterà di esistere anche lei, anche lei sarà solo una goccia nel nulla. Vero?

13 agosto 2010

Laudien

Lui non c'è piu'.
Ne è rimasta quella patetica carcassa impotente,
a cui è permesso di portare ancora una vaga credibilità
che sta cedendo anche nelle persone che lo avevano visto
brillare.

Chi è, lui, ora?
Non è più il poeta dal naso fine, che le spezie rendevano
così tanto interessante.
Non è più lo scrittore, dalla dolcezza disarmante e persino dorata.

E' un triste clown di colori sciolti,
parole che poi al dunque non ci arrivano mai, a cui piace,
lo sappiamo, temporeggiare. Ma non come credevo,
per rispetto a lei,
quanto per timore e consapevolezza.

Non è capace a vivere davvero,
la verità è questa.

E ora?

Darling, io ti ascolto anche da qui. Ho pianto ora, per quel ritorno che hai raccontato con poche parole. E intanto Berlino ha sorriso con me ed un'altra anima. Ma non mi fanno stare da sola. Non so cosa c'è, qui per me. Eppure mi hai fatto piangere, maledizione, per quel crudele scherzo del destino..