21 febbraio 2011

Alla deriva.


Mi hanno detto che non posso mettere un 'basta' ad ogni onda che cade giù.
Mi hanno detto che non posso mettere un 'sono stufa' o 'sono stanca'
quando sento di non potercela fare.

Allora andiamo avanti così. 
Perchè le cose cambiano,
ogni giorno
si torna su.
Per cadere meglio, 
irrimediabilmente,
una volta ancora.

"Ogni giorno
una nuova vita" 
diceva qualche saggio.

Andiamo alla deriva
ed ogni giorno ci contraddiciamo 
l'esistenza.

Alla deriva,
e se la smetto di preoccuparmi
è perchè sparisco.
Se non la smetto,
è perchè non le do pace.

Vorrei fosse più semplice 
smetterla. 
Voglio farlo diventare così,
se nessuno mi da' una buona ragione
per non farlo.
Non posso essere stanca (?)..


Le crisi non le reggo.






Non sono felice. Ma passo dei bei momenti. C'è chi dice che alcune persone mi fanno un brutto effetto. C'è chi dice che altre mi fanno bene, e mi danno il buon umore. Continuo a non dar retta al senso comune, ma per quanto?
Nel frattempo, respiro il profumo di alcuni sorrisi. 
Bellissimi sorrisi. 

14 febbraio 2011

Dal giallo al blu


Un anno fa. 
Io me lo ricordo bene,
benissimo.

Dal primo sorriso, alla prima risata, all'ultima.
Cantammo i Placebo a squarcia gola,
di notte,
quando avremmo potuto dormire,
dopo una cena di complicità.
Birre, su birre, su birre
su birre.
E Palladio, la sua villa notturna,
senza allarmi, probabilmente,
perchè feci la mia prima azione illegale,
entrando a vedere le immense colonne
con i miei occhi,
per sentirmi una sola, infinitesima, parte del mondo.
L'amore. L'amore. L'amore.
La macchina.

Un anno fa, 
ad oggi,
tutto è così diverso.
Ma non ho rimpianti.
Ad oggi, sto bene.

8 febbraio 2011

Un pezzo della verità



Sono tre giorni che apro e chiudo questo blog. Tre giorni che scrivo bozze, e non pubblico nulla, perchè so degli occhi che leggono, e so di quelli che non leggono, ma che dovrebbero leggere. Vado avanti a tentativi, sperando di buttare giù due righe di decenza, e non ce n'è mai. Questo è l'ennesimo tentativo, per cui, se state leggendo -ebbene si, non mi rivolgo mai ai presunti lettori di qusto blog, oggi è la prima volta che lo faccio seriamente- è evidente che sarà stato il tentativo giusto.

Ecco la verità, gente che legge. Sono stanca. Un classico, lo so. Stanca di cercare di fare del mio meglio per fare andare le cose in modo che si faccia male meno gente possibile, e scoprire che alla fine non serve a nulla. Che poi, ora che ci penso, per qualche motivo negli unici due esempi concreti che mi vengono in mente al momento, oltre alla sottoscritta -che non ne esce mai indenne, mi dispiace, sarà vittimismo, ma a me sembra proprio così- quella che ci rimette nel concreto è Gaia. Si. Si, oggi vado di nomi. Odio i nomi. Rendono tutto così terribilmente POCO POETICO, in questi casi. Ma questa situazione..dai, su, che cos'ha di poetico? Ho provato a scrivere in versi, ho provato a non scrivere, adesso provo anche così, nella prosa più colloquiale che mi riesce, fosse mai che improvvisamente possa scoprire che va tutto bene.
No, non va bene proprio niente.
Ho addosso molte più responsabilità di quelle che avrei voluto avere, volente o nolente. Compresa la responsabilità su me stessa, perchè non voglio cadere in depressione. Lo so come funziona, nel mio mondo. O scappo da tutto, per non avere niente, che è il modo migliore per potersi lamentare ma non avere problemi, oppure tutto mi viene tolto, che è il modo più comodo per restare passivi di fronte alla vita, e fare comunque la suddetta fine. E da quando in qua io non mi piego al girone degli ignavi? Fosse mai.
Così ecco, camminiamo sul filo, e cadiamo da una delle due parti, come se ce ne fosse una che fa meno male. Non c'è. Il pavimento è lo stesso. Si cerca solo di cadere con il viso rivolto verso la luce.
Si, lo so io di cosa sto parlando. E nessun altro, probabilmente, anche se c'è chi sa interpretare bene le mie parole. Non è una lettera a nessuno, questa. E' una lettera a me stessa, per ricordarmi anche quanto mi condizioni sapere che qualcuno può vedere quello che scrivo. E tuttavia mi è passato il coraggio di spegnere questo blog ad occhi altrui. Perchè?

Vorrei fuggire. Orvieto, mi manca. Quei giorni da sola, decidere che non avevo voglia di uscire, o che invece avevo davvero voglia di restare ore in un parco, o ore a bere il cappuccino davanti alla cattedrale, senza i tempi di nessuno, se non i miei. Mi manca il coraggio? Dove sono andata a finire? Ho paura che non possa funzionare? Ha funzionato?
Sto bene, con mia sorella, a casa. Sorella, Giada, la mia vicina, che vive con me e forse è la benedizione che mi tiene in piedi, e non ha bisogno di parole. E' come non dover restare per forza da soli con uno schermo. E' come se fossimo una famiglia, io e lei.
E poi ci sono una marea di sogni che non la riguardano, una marea di frustrazioni che mi uccidono, e continuo a sopportare, perchè l'uomo è masochista di natura, perchè l'uomo ha paura, perchè io ho paura, o forse sono buona, o forse ho il terrore di restare indietro. Di essere lasciata indietro.
Ecco perchè sono la prima a farlo.
Cosa ho scritto?

Spegniti. Sparisci. Premi un pulsante e tutto è finito. Ma non funziona così. Non si smette di provare emozioni e sentimenti semplicemente quando si decide di farlo. Oh, ma succede. Succederà. Se almeno non dovessi aspettare in questa agonia, ma semplicemente, da un giorno all'altro il mondo dicesse "non vi conoscete" o "è tutto finito". Feriti e morti, si riprende a vivere dopo di loro. Ma con chi sta morendo, ogni giorno è la tragedia più grande.

Non posso lamentarmi se nessuno sia contento della mia (presunta) felicità. La cosa peggiore è che non lo si può contestare, quando si vede un comportamento tale a quello che avremmo noi. Non posso lamentarmi se invece di stare bene, ora che ho più del tutto, passo i miei giorni a logorarmi, attaccare ed essere attaccata, come se ci fosse un gusto particolare nel distruggere tutto il prima possibile.
Stiamo distruggendo tutto. Forse solo io. Forse quello che voglio è che sia più semplice odiarti, odiarci, lasciarmi odiare. E' così che sta andando. Il primo passo è fatto, il primo giorno è venuto..

E' molto più semplice odiare chi si ama, piuttosto che chi ci è indifferente..
Il mio Y. non mi può salvare. Sto annegando. Affogo. Non posso sopportarlo.

Ho scritto questo per voi? Coda di paglia, nel chiederlo di continuo e negarlo? Forse.

Strappatemi qualche altro pezzo.
Così finalmente resterò senza cuore.

2 febbraio 2011

Buone intenzioni

Semplicemente non capisco cosa ci si aspetta che io faccia.
Qual'è il senso di tornare a casa con il viso grigio, e i capelli colorati,
le mani tremanti e i polmoni che temono di non respirare più?
Troppe sigarette, 
per questi discorsi.


Voglio levarmi il fiato, bruciarmi la carne, stracciarla finchè non sarà viva, 
e non conterà più nulla il mio pensiero,
il dolore coprirà gli errori,
perchè la sofferenza, come l'alcol,
è la scusa giustificata
per dilaniare 
le buone 
intenzioni.

La perfezione di ciò che si è sempre cercato, 
una sfera morbida, calda, che si adatta
al corpo indurito di un'anima ferita,
e lo avvolge, cullandolo nella sua
litania invitante.


E l'imperfezione pura, incompatibile,
da sempre impossibile, sognata
senza un motivo conosciuto,
consapevolmente dannosa, 
inadatta, così terribilmente
insoddisfacente,
eppure in qualche modo
piena.

Piena.


Cosa diavolo dovrei fare!? 
Gettare al vento me stessa per il nulla, o tenere me stessa ed il bene, piangendo da vecchia, sul letto di morte, in un cliché maledetto, di quanto in quei giorni avrei potuto gettare via il buon senso e vivere la vita dei dannati?

NON    VOGLIO    PRENDERE    NESSUNA    STRADA   !