Sono tre giorni che apro e chiudo questo blog. Tre giorni che scrivo bozze, e non pubblico nulla, perchè so degli occhi che leggono, e so di quelli che non leggono, ma che dovrebbero leggere. Vado avanti a tentativi, sperando di buttare giù due righe di decenza, e non ce n'è mai. Questo è l'ennesimo tentativo, per cui, se state leggendo -ebbene si, non mi rivolgo mai ai presunti lettori di qusto blog, oggi è la prima volta che lo faccio seriamente- è evidente che sarà stato il tentativo giusto.
Ecco la verità, gente che legge. Sono
stanca. Un classico, lo so. Stanca di cercare di fare del mio meglio per fare andare le cose in modo
che si faccia male meno gente possibile, e scoprire che alla fine non serve a nulla. Che poi, ora che ci penso, per qualche motivo negli unici due esempi concreti che mi vengono in mente al momento, oltre alla sottoscritta -
che non ne esce mai indenne, mi dispiace, sarà vittimismo, ma a me sembra proprio così- quella che ci rimette nel concreto è Gaia. Si. Si, oggi vado di nomi. Odio i nomi. Rendono tutto così terribilmente POCO POETICO, in questi casi. Ma questa situazione..dai, su, che cos'ha di poetico? Ho provato a scrivere in versi, ho provato a non scrivere, adesso provo anche così, nella prosa più colloquiale che mi riesce, fosse mai che improvvisamente possa scoprire che va tutto bene.
No, non va bene proprio niente.
Ho addosso molte più responsabilità di quelle che avrei voluto avere, volente o nolente. Compresa la responsabilità su me stessa, perchè non voglio cadere in depressione. Lo so come funziona, nel mio mondo.
O scappo da tutto, per non avere niente, che è il modo migliore per potersi lamentare ma non avere problemi,
oppure tutto mi viene tolto, che è il modo più comodo per restare passivi di fronte alla vita, e fare comunque la suddetta fine.
E da quando in qua io non mi piego al girone degli ignavi? Fosse mai.
Così ecco, camminiamo sul filo, e cadiamo da una delle due parti, come se ce ne fosse una che fa meno male. Non c'è. Il pavimento è lo stesso. Si cerca solo di cadere con il viso rivolto verso la luce.
Si, lo so io di cosa sto parlando. E nessun altro, probabilmente, anche se c'è chi sa interpretare bene le mie parole. Non è una lettera a nessuno, questa. E' una lettera a me stessa, per ricordarmi anche quanto mi condizioni sapere che qualcuno può vedere quello che scrivo. E tuttavia mi è passato il coraggio di spegnere questo blog ad occhi altrui. Perchè?
Vorrei fuggire.
Orvieto, mi manca. Quei giorni da sola, decidere che non avevo voglia di uscire, o che invece avevo davvero voglia di restare ore in un parco, o ore a bere il cappuccino davanti alla cattedrale, senza i tempi di nessuno,
se non i miei. Mi manca il coraggio? Dove sono andata a finire? Ho paura che non possa funzionare? Ha funzionato?
Sto bene, con mia
sorella, a casa. Sorella, Giada, la mia vicina, che vive con me e forse è la benedizione che mi tiene in piedi, e non ha bisogno di parole. E' come non dover restare per forza da soli con uno schermo. E' come se fossimo una famiglia, io e lei.
E poi ci sono una marea di sogni che non la riguardano, una marea di frustrazioni che mi uccidono, e continuo a sopportare, perchè l'uomo è
masochista di natura, perchè l'uomo ha
paura, perchè
io ho paura, o forse sono
buona, o forse ho il terrore di restare
indietro.
Di essere lasciata indietro.
Ecco perchè sono la prima a farlo.
Cosa ho scritto?
Spegniti. Sparisci. Premi un pulsante e tutto è finito. Ma non funziona così. Non si smette di provare emozioni e sentimenti semplicemente quando si decide di farlo. Oh, ma succede. Succederà. Se almeno non dovessi aspettare in questa agonia, ma semplicemente, da un giorno all'altro il mondo dicesse "non vi conoscete" o "è tutto finito". Feriti e morti, si riprende a vivere dopo di loro. Ma con chi sta morendo, ogni giorno è la tragedia più grande.
Non posso lamentarmi se nessuno sia contento della mia (presunta) felicità. La cosa peggiore è che non lo si può contestare, quando si vede un comportamento tale a quello che avremmo noi. Non posso lamentarmi se invece di stare bene, ora che ho
più del tutto, passo i miei giorni a logorarmi, attaccare ed essere attaccata, come se ci fosse un gusto particolare nel
distruggere tutto il prima possibile.
Stiamo distruggendo tutto. Forse solo io. Forse quello che voglio è che sia più semplice odiarti, odiarci, lasciarmi odiare. E' così che sta andando. Il primo passo è fatto, il primo giorno è venuto..
E' molto più semplice odiare chi si ama, piuttosto che chi ci è indifferente..
Il mio Y. non mi può salvare. Sto annegando. Affogo.
Non posso sopportarlo.
Ho scritto questo per voi? Coda di paglia, nel chiederlo di continuo e negarlo? Forse.
Strappatemi qualche altro pezzo.
Così finalmente resterò senza cuore.