La voce di chi legge si dispiega alta,
apre le sue ali quando il pubblico tende lievemente il corpo in avanti deciso a degnare d’attenzione qualche parola. Oppure delle volte chi legge vola da solo, ignorando le parole degli altri, ignorando il rumore di suoni mai scritti e di parole pronunciate a caso.
La voce di chi legge si libra leggera nell’aria.
Comincia con un soffio, sorridendo al vento che le permette la vita, si innalza libera verso chi la accoglie, e poi veloce si affievolisce, svanendo in un respiro, come era nata.
La voce di chi legge si incrina di emozione,
si ferma e riprende, catturando l’aria gentile che ne dipinge i colori. Ride, sorride, piange forte o si infuria, astuta e tagliente, morbida o spenta.
La voce di chi legge spesso decide di consolare se stessa
e godere da sola del proprio suono, accarezzando il proprio corpo e provando il piacere della sua stessa esistenza.
Prende vita, si anima e danza per raccontare delle storie, come musica si allontana, come musica riempie il vuoto, come musica scompare e ritorna, una litania dalle migliaia di madri.
La voce di chi legge è strumento di ogni volto,
è anima di ogni corpo, è corda di ogni cuore.
La voce di chi legge, unica e sola, mai domata,
scivola lungo il filo del domani, scavalca i ricordi, corre in avanti e torna indietro in un solo istante.
Essa frantuma il tempo, elude i secondi, chiude gli occhi alle ore.
Essa frantuma il tempo, elude i secondi, chiude gli occhi alle ore.
La voce di chi legge, spegne le distanze e si fonde con l’infinito.
(S.W.A.)