9 dicembre 2009

Cuore Mio


E' così terribile che questo cuore costringa chi ama
in catene di colpa silenziosa,
accusandolo di leggerezza, noia o poche parole,
quando in verità la vita sua è diversa,
quando in verità avevo già deciso che da sola
sto bene quanto in due.

No, non era mia intenzione colpirti
con le frecce del dolore
e lamentele sempre antiche,
non era mia intenzione ma l'ho fatto
e lo ripeto ancora, cuore mio,
che quando sei infelice vedi buio in ogni "io",

che quando sei infelice, trovi male
anche in te stesso, trovi male pure in lei,
non era mia intenzione, cuore mio.
Non lo è legarti forte con quei nodi
e intrappolarti con dei fili che non vedi,
volevo solo tenerti accanto a me,

e piangere con te, che mi completi,
cuore mio.

7 dicembre 2009

Un Nuovo Burattino


Indietro vedemmo mie foto d'un tempo /
occhi distanti, quello specchio men nuovo /
la fronte bambina e sorriso leggero /
di guance scavate nemmeno un pensiero. /

Com'è nuova la voce di questa teatrante /
che le mani mi muove tessendo quei fili /
e davanti alla vita una nuova espressione /
s'ascoltano versi di paziente tensione. /

Ti sorrido ragazza ma occhi stupiti /
non mentono a labbra sì ingenue e fanciulle, /
un poco si sente premente mancanza /
di quella ignorante e poi illusa tua danza. /

Ed in questo amore ch'ogni giorno rinnovo /
sento il mio vuoto, dentro il corpo che muovo. /

Sylya W.Altaire ©

26 novembre 2009

E questo cuore canta un dolce Melodramma..



Ci sono troppi versi di troppi autori, che potrebbero esprimere le troppe emozioni di questo istante.

Ma mi accontento delle mie parole. Basta leggere la mia voce.
Leggete i miei occhi delusi, pieni di odio, pieni di una sfrenata disperazione,
un'abbandonato rancore, una debolezza vuota,

un vuoto che mi sta assorbendo e vuole farmi scomparire.


Esci dalla mia vita, adesso.

25 novembre 2009

Versi Ispirati dalla Debolezza

Perchè noi uomini abbiamo debolezze che sappiamo di possedere, e debolezze che non ammetteremo mai.
Debolezze che conosciamo ed altre che non scopriremo mai di avere.
Le prime ci chiedono di essere raccontate.
E ad alcuni vogliamo parlarne, e ad alcuni vorremmo ripeterle un milione di volte.

Mia Musa, tu non le ascolterai nemmeno una volta. Per te riservo solo i versi più belli, perchè mi dai la Poesia, ed essa non sarà contaminata dalla mia umanità. E' per quello che tu sei lontana. E' per quello che i miei occhi non hanno ancora potuto contemplarti.

Mio Mentore, tu le ascolterai di rado. Ti rispetto e ti temo, oltre a stimarti grandemente. Non meriti che ti rigetti addosso debolezze tanto sciocche. Apprezzo di parlare solo d'Arte, con te, e di Poesia, di quel Giallo che ci unisce, di quel Giallo che mi fa dimenticare.

Mia Amica, molte volte, più di tutti le ascolterai. E non sarai mai stanca, e se lo sarai saprai sorridermi prima di distrarre te e me. E se non sorriderai, sarà perchè starai ridendo con me; e se non sorriderai, sarà perchè mi stai insegnando una parte di me.

Mio Amore, le ascolterai troppe volte e poi anche tu, mi sorriderai in silenzio. In silenzio perchè non ci sarà più niente da dire, in silenzio perchè le tue parole superano i confini del suono, in silenzio perchè a volte si impara anche da lui. In quel silenzio che a volte ci è nemico, ed a volte è figlio dell'Amore.


Sua Amica, odio il Timore di te, e non Te stessa, sopporta con pazienza, consola, sappi moderare, e ascolta quella parte di me che ti ringrazia per esserle vicina.


Ed io mi regalo a Voi, in questi versi distratti e notturni,
perchè siete pensieri assidui, perchè siete i sogni del buio,
perchè siete le lacrime ed il sonno speso a pensare a come fare.

Per Voi, protagonisti di questa Poesia, che amo perchè figlia del dolore.

Mi sono ferita da sola, con una Debolezza che ormai riconosco di avere.
E scambio il sangue di questo taglio con i Versi che ora leggete.
[W. A. Sylya]

11 novembre 2009

L'Omosessualità è Amore. L'Amore è Natura.

-ciò che trovate di seguito è reperibile sul sito http://www.girlpower.it/ . Qualora vi fosse qualunque tipo di contestazioni, vi prego di lasciare commenti evitando toni inappropiati e avrò cura di modificare il post qualora lo ritenga necessario-

Il Commento di Eyre:
Ma che crescere culturalmente?!? Per me, sono malati...ma cavolo, a voi non farebbe SCHIFO venire a sapere che vostro padre (o il vostro compagno) se la fa con un altro uomo? Cioè, ma stiamo scherzando? Qui a furia di ''comprendere'' tutti, omosessuali, trans & compagnia bella, dove andremo a finire? Fra non molto scopriremo che un politico o ''cabarettista'' ha rapporti con un animale, un altro con la nonna e un altro ancora col fratello...e allora cosa facciamo? GIUSTIFICHIAMO anche questo comportamento, perchè è ''NORMALE'', perchè tutti possono fare ciò che vogliono! Basta co' ste cavolate, non sono persone sane in toto...ad una persona sana di mente non verrebbe mai in mente di fare ste schifezze!

Il Mio commento:
Il problema è che "le schifezze" sono relative. Innanzitutto, si tratta di punti di vista, è evidente che nell'ambiente culturale/familiare/nonsochealtro in cui sei nata tu, la mentalità riguardo questo tipo di argomenti è piuttosto chiusa, e sebbene da parte mia lo ritenga piuttosto triste, mi sembra anche giusto che tu abbia la tua opinione, come tutti, la tua libertà di esprimerti come vuoi. Così come dovrebbe esserci per tutti la libertà di fare a se stessi ciò che si vuole, finchè non si lede la libertà altrui. Tutto questo però, sia da una parte che dall'altra, con un principio fondamentale: NON OFFENDERE. Non fare della propria opinione qualcosa di generico e tutt'altro che critico. Puoi pensarla in un modo, può non piacerti, ma non per questo devi apostrofare l'omosessualità e qualsiasi altro tipo di quella che viene ancora definita "diversità" come una cosa schifosa. Lo è per te, ma (e aggiungerei per fortuna) non per gli altri. Inoltre, in base a cosa affermi che una persona è "malata" perchè ha gusti sessuali diversi dai tuoi? Mi dirai che è contro natura, ebbene, forse prima di lanciare certe risposte e affermazioni che danno prova della tua immaturità (paragonare incesti di vario genere o rapporti con animali all'essere gay mi sembra tutt'altro che un affrontare la situazione in maniera matura e con obiettività) oltre che della tua capacità di metterti nei panni altrui, al posto tuo rifletterei un poco su "cosa è normale" e cosa non lo è, senza farti condizionare dalla società. Generalizzare non va mai bene, nè di qua, nè di là. E comunque, solo per informare chi non lo sapesse, e qui cito Wikipedia “È provato che il comportamento omosessuale esiste in tutte le specie, eccetto in quelle che non hanno rapporti sessuali come l'echinoidea (riccio di mare) e gli afidi. Inoltre, parte del mondo animale è ermafrodita, letteralmente bisessuale. Per loro l’omosessualità non è un problema.” Lucertola.

Il secondo commento di Eyre:
Stavo aspettando un commento del genere, sulla ''mentalità chiusa''. La mia è una mentalità chiusa, ok (e fortunatamente non sono la sola, direi)...ma è aperta la mentalità di chi, IPOCRITA, afferma che ''Un rapporto sessuale tra persone dello stesso sesso sia normale''? E' contro natura, due uomini non potranno mai dare la vita, così come non potranno mai farlo due donne. Io non offendo nessuno, ma la mia mentalità chiusa mi porta a definire ''malate'' queste persone. Cito anch'io Wikipedia, a proposito del ''cosa è normale'': ''Una norma è una proposizione volta a stabilire un comportamento condiviso secondo i valori presenti all'interno di un gruppo sociale e pertanto definito normale.'' Sottolineo le parole ''VALORI'' e ''COMPORTAMENTO CONDIVISO''. Per quanto riguarda i valori, bisognerebbe difenderli, e tra essi bisognerebbe difendere la famiglia (il valore più importante, per me), la VERA FAMIGLIA, quella composta da una madre (DONNA), da un padre (UOMO) e dai frutti del loro amore. Per quel che riguarda il comportamento condiviso, beh, non mi pare che la maggior parte degli italiani si comporti in questo modo. Ma scusami, eh...visto che hai la mentalità così aperta, se scoprissi tuo padre con un altro uomo, ti farebbe piacere? Gli diresti: ''Oh, paparino mio...scusa se t'ho interrotto, continua pure, vado a farmi la ceretta io!''?!? Ma dai...

Il Mio secondo commento:
Comincio dal termine del tuo commento, e forse prenderai la mia risposta come una risposta standard necessaria alla tesi che sto cercando di dimostrare, ma ti assicuro che non lo è. A cominciare dal fatto che come ho detto ai miei stessi genitori, persino per il tradimento, che io possa o meno condividerlo, non li biasimerei, in quanto la loro vita gli appartiene e non deve essere in funzione del giudizio altrui nè dell'opinione comune, ma solo della loro felicità, lo stesso per me sarebbe se mi dicessero di avere un compagno o una compagna dello stesso sesso. Mi meraviglierebbe, ma se loro fossero contenti, perchè dovrei biasimarli o apostrofarli come "malati"? E se una persona a cui da sempre sono piaciute persone del sesso opposto, improvvisamente si innamorasse di una dello stesso sesso, da "sana" diventerebbe "malata"? Eppure è sempre la stessa persona, con la stessa intelligenza, con gli stessi vizi, con la stessa voglia di vivere e gli stessi valori. Io credo nell'Amore, quell'amore che può essere per una Donna, per un Uomo, per un Trans, per una bottiglia, per qualunque cosa. Se una persona si innamora, ed è felice, il discorso di "Natura" o "Contro Natura" non esiste. La Natura è qualcosa di puramente formale, insito nella mentalità degli uomini che essi stessi si sono creati per darsi spiegazione di cose che non comprendono. Se l'Amore esiste, ed esiste tra qualunque cosa, e l'Amore è frutto della Natura, allora essere innamorati di qualcuno, anche dello stesso sesso, è tutt'altro che contro natura. Mi dispiace che tu stessa ammetta che si tratti di un "comportamento condiviso", perchè è condiviso da altrettanti che l'omosessualità non sia una malattia, tutt'altro, una condizione naturale che appartiene a uomini e animali. E non per questo chi condivide l'uno o l'altro pensiero ha ragione. Una cosa non è giusta o sbagliata perchè lo dice la maggioranza o la società, o qualunque altra forma di cultura. Come ti dicevo, il primo valore da difendere a mio parere non è affatto la Famiglia, ma l'Amore stesso, che è ciò che contribuisce a crearla. Tu vedi la "famiglia" normale come uomo, donna e figli, perchè sei abituata a vivere in una società che così te l'ha mostrata, ma basterebbe che ti spostassi in altre parti del mondo, per vedere che intere popolazioni non la pensano affatto come te. E ripeto, non per questo tu o loro avete ragione. Amore e procreazione sono cose differenti, puoi Procreare e Amare a prescindere dall'una o dall'altra cosa. A che serve giudicare l'amore di qualcuno, se esso non lede la nostra persona nè fa alcuna cosa per giudicare noi?

8 novembre 2009

Una Sigaretta prima della Doccia

Con questo Respiro comprendo.
Con questo Soffio allontano.



Con quest'Acqua dimentico.



E ricomincio, se ti avvicini troppo,
Terrore.

1 novembre 2009

La Gelosia è Nera.

Forse di recente scrivo meno in questo blog,
perchè come già altre volte non ho mancato di dire,
detesto tornare e rileggere la tristezza di ogni parola.


Artisticamente, ti amo.


Una delle cose più belle e interessanti che abbiano detto alla mia anima d'Arte. Grazie, è davvero un bel pensiero a cui ancora ignoro come rispondere.
A cui forse non saprò mai rispondere.


Ma la tristezza è ben altra, e torna, come il viola dell'invidia, in un colore più nuovo. Il nero, più scuro, più profondo, privo di vie d'uscita, privo di parole dette col sorriso.
La Gelosia nera figlia della madre Invidia e del padre Egoismo. Sorella dell'Insicurezza, che poverina, è causa del pessimo carattere d'ella.
La Gelosia, quella ti prende lo stomaco, poi la bocca, poi la testa, copri il viso con la mano, per nasconderla anche a te stessa. Inutilmente, è scontato che lo dica, no?

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Forse lei è migliore di me.
Forse lei è il suo vero amore.
Forse Lei desidera lei.
Forse questo è l'inizio della fine.
Forse ama lei.

..i dubbi su di lei..

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Se glie lo dico farò stare male anche Lei.
Se non gli lo dico starò male io.
Se non ci penso i minuti non passano mai.
Se ci penso lo stomaco decide di scioperare.
Se continuo così La perdo.
Se scrivo queste frasi e le penso, si avvereranno.
Se continuo a parlare delle stesse cose, Lei non mi dirà più nulla.
Se vado avanti a farLe intendere che non mi fido, Lei avrà una ragione in più per odiarmi.

..le certezze su di noi..
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Non c'è nulla di poetico da dire.
La Gelosia non alimenta l'estro.
Lo uccide.

14 ottobre 2009

Do the Revolution

"Poesia è anche Scandalo e Vergogna insieme. Quando il Mondo arrossisce dei tuoi versi, ti chiami Rivoluzione."

12 ottobre 2009

Sempre i soliti sbagliati discorsi..

Ma dov'è tutto l'amore che ti do?

Mi sbaglio io, forse, mi inganno, a pensare che sono cambiata per te, sto cambiando per te, ti do ragione, ti chiedo scusa ogni volta, sono disposta a urlare, pregare, supplicare, e l'ho fatto, per rimanere con te, per accettare quel che mi dici, cerco di parlare con calma, sistemare le cose, ti chiamo, ti cerco, ti amo, ti chiedo quando vorrai venire da me, e non solo per il sesso, che non è il mio primo pensiero..Mi inganno, a pensare che queste cose raramente ti ho visto apprezzarle?

O forse mi inganno a dire di comportarmi così, forse credo di farlo, ed in realtà fingo.

Una dipendenza è tagliente quando l'amore viene ricambiato a dosi troppo piccole, o forse sono io che ne voglio sempre di più?


Perchè mi fai male? Perchè mi ferisci? Perchè mi urli contro, e usi i difetti che sai che sto combattendo come arma per vincere contro di me, che non ho intenzione nemmeno di combatterla, questa battaglia?


Forse hai ragione, non imparerò mai, per il semplice fatto che sto scrivendo queste cose, per il semplice fatto che non mi arrendo alla positività in un mondo dove la donna che amo, la odio insieme. Per il semplice fatto che non mi vieni incontro ma aspeti che sia io a levigarmi, e finisco per rendermi storpia.

Ti odio. Ti odio con metà del mio cuore, sei la persona che mi uccide lentamente, sei la persona che mi tortura con ogni singola frase, con ogni silenzio, con ogni mancato sorriso, ti odio, e lo so che è una lotta, lo so, lo ricordo, che a te non importa se ti odio, perchè dici che è giusto.
E forse lo è, è giusto che io sia qui a piangere lacrime ormai non più rare, e a battere sulla tastiera tasti già usati, e sempre le stesse parole, è giusto perchè sono io che non voglio capire.


Possibile che ogni volta non riesca a capire? Non c'è forse qualcosa di sbagliato, in questo? Magari devi capire anche tu.
Ma risponderai che è il mio Ego che parla.

Il mio Ego, che è la scusa per tutto quello che non ti piace. Il mio Ego, che è padre, madre, figlio di tutto quel che vuoi cambiare di me.

Ma non lo capirai mai. O forse è giusto che tu non lo capisca. Forse è davvero ancora il mio Ego a parlare.



Che ti Amo, non posso evitare di scriverlo. Metà del mio cuore, quella metà che sanguina ed ogni giorno tenta in vano di curarsi, per essere ferita di nuovo, è completamente assuefatta di te. Vorrebbe imparare da questo, merita di imparare, merita di restare sostenuto. Il mio cuore è tuo.
Ora toglilo dalla tasca dei tuoi jeans, e proteggilo con le tue mani, per favore..

6 ottobre 2009

Ad un'amica..

Nicoletta.

Sei il mio foglio bianco come io lo sono per te, fin quando non vorrai che smetta di considerarti tale. E ti apprezzerò come ti apprezzo ora, anche quando succederà

1 ottobre 2009

Philosophy


_____________________§_____________________

Changin' my priorites..?
Hope so.
But, sorry baby,
I'm gonna love you
every single day.
There's no way.

There's no way.

_____________________§_____________________

Certe giornate ti usano violenza.

Questa giornata mi sta violentando. In maniera così assurda che non riesco nemmeno a piangere.



Una fidanzata che vuole i suoi spazi.
La sensazione di sbagliare qualcosa.
L'intestino che mi porta in bagno ogni tre minuti.
Delle amiche false e prive di alcun significato.
Una sola amica vera, che domani parte.
Un viaggio che non verrà fatto.
Un cambio razza miseramente fallito.
Una giornata sprecata a fare il passaporto.


Ed un tempo nuvoloso che si accompagna al mio umore ambiguo.
All'umore di questa giornata,
che mi usa violenza.

28 settembre 2009

Semplicemente, Ti Amo

Lasciata andare con un Grazie.

Tornata con un Ti Amo.


Ti Amo, cucciola. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata.
Sei la cosa più bella della mia vita, in questo momento.
E voglio che duri a lungo.

Ti Amo, amore mio.
Grazie di esistere, di permettermi ancora di respirarti, di immaginarti, senza lacrime che mi vengano dietro.

Ti Amo, micio. Voglio andare a vivere con te.
Voglio dormire con te.
Voglio fare l'amore con te.
Voglio farti da mangiare, voglio mangiare con te,
voglio fare la doccia toccando il tuo corpo bagnato,
voglio annoiarmi al tuo fianco,
senza mai stufarmi della vita insieme.

Ti Amo, e quello che hai detto questa sera, mi ha resa felice.
Semplice: felice.

23 settembre 2009

Giorno 1°

Una lenta agonia velata di singhiozzi non rari. Gli occhi ancora struccati, perchè la

pena non si copre con il trucco, ed anch'esso, stanco e triste, si sente inutile e privo di

senso. Non ha più nessuno a cui mostrarsi.

Il pianto facile è una prerogativa che mi appartiene, ma solo adesso mi sembra di

averne l'amara e mai voluta conferma..

Allora ci sono le facce della gente sull'autobus. Bastano quelle, non ho bisogno delle

loro risate. Basta vederne le facce. Facce di persone che probabilmente non

conoscerò mai, eppure sono io stessa ad averle create, attirate a me, in un questi

istanti, per vederle ridere e schernire il mio pessimo, pessimo umore.

Bastano le facce, e le prime lacrime cominciano a lavare quel poco ombretto che

avevo messo per abitudine.

Ma le allontano, e ascolto una musica neutra, che mi ha accompagnato in così tanti

momenti della mia vita, che per fortuna ho imparato a farne uno scudo quasi fedele.

Ma poi il pensiero arriva comunque. Perchè tutte quelle facce e quel calore vorresti

sostituirlo con ben altro. Perchè in questo momento, il mondo lo fai tu. E vuoi che

accompagni la tua sofferenza, mostrandoti immagini che ti fanno male.

E' per questo che vedi ovunque ciò che ti ricorda lei. E' per questo che, dopo aver

resistito con una forza debole ma che non pensavi di avere, piangi vedendo che una

delle persone che ti è accanto è vestita solo di giallo e blu. Giallo e blu.

Le lacrime scendono quando il professore di filosofia parla del Tempo. Quando la

professoressa di inglese parla di ricordi. Quando durante l'ora di italiano scopri che

sono le 12 e 12 fottutissimi minuti. E ogni volta che guardi l'orologio, quei due numeri

fanno capolino, ricordandoti ciò che prima avevi dimenticato.

Non che davvero fossi riuscita a scordare quella mancanza. Ma a volte il nostro animo

la nasconde bene, ed alla minima scintilla di speranza, per un pensiero contorto e

spesso irrealizzabile, si riaccende un lume. Una candela. Come quelle che non

scorderò mai, quel pomeriggio.

Ma a volte ridi, sorridi, non ci pensi. Ed eccola. Oggi la notizia di un viaggio. Ti distrai,

per tornare bruscamente alla realtà, quando per almeno la quindicesima volta guardi

il cellulare. E scopri che come immaginavi, la realtà in certi momenti non ti stupisce

affatto e non torna indietro.

Eppure per qualche istante ti eri convinta. Dopo esserti svegliata, questa mattina,

senza comprendere perchè gli occhi ti bruciavano, eri ancora certa che nulla fosse

cambiato. Ed in alcuni momenti il tuo stesso corpo, e la mente, ti proteggono.

Ti convincono che non è successo, che te le sei immaginato. E allora per qualche

perfetto istante troppo breve, stai meglio.

E sorridi, pur solo con le labbra, e ti dici convinta, ti dici che puoi farcela. Non senza di

lei. Ma puoi farcela a riportarla da te. Perchè sei convinta che non può essere finita,

che è impossibile che sia finita così, da un giorno all'altro, senza rendertene conto.

Puoi farcela, perchè vivi al presente,e vivi come se lei fosse già qui.

Spiegatela al destino, la Legge di Attrazione.

Ditegli che deve fare come chiedo.

Ditegli di riportarla da me.

Fatemi mangiare, e fatemi passare questa nausea perenne di uno stomaco che si

ribella, di uno stomaco che non accetta e non capisce, e che vuole essere nutrito con

ben altro.

Dite alle mie dita di smetterla di accendere quel maledetto cellulare, di entrare e

uscire da quel maledetto gioco, di aggiornare queste pagine ancora e ancora.

Spiegate a qualcuno che quel bacio, così profondamente sentito per un istinto di

timore che ora ricordo bene, non era l'ultimo. Spiegatelo a me, spiegatelo a lei, o non

spiegatelo affatto.

Che quel profumo non lo sentirò in giro su qualcun altro, ma che potrò averne ancora,

su di me.

Perchè è quello che voglio. Ne voglio ancora.

Ne voglio ancora.



Perchè il Primo Giorno, è l'agonia di una routine che ti taglia i polsi con una lama

sottile, che brucia a lungo.

Ma una lama sottile, perchè è subdola e lenta, perchè si insinua ben sotto la pelle,

perchè è ancora bagnata di speranza.

La speranza che non esisterà un Secondo Giorno di agonia.

21 settembre 2009

Da qui, la strada cambia corso.

Declina (?), lentamente termina.

Non voglio aspettarlo, ma non posso fermarlo.

Al massimo possiamo cambiare drasticamente le cose.
Al massimo possiamo iniziare un capitolo nuovo.
Dentro me.
Dentro te.

20 settembre 2009

Il Poeta in guerra.

Sorridi, poeta!

 
Sorridi, e ridi di ciò che ti uccide.



Ma se attiri ciò a cui pensi,
e se Tu mi hai sempre guidata a pensarla così,
se io ho attirato tutto questo,



perchè mi sono costretta a non pensare
che il tempo rovina le cose,



ed improvvisamente
sei proprio tu a prendere in considerazione che lo farà?



Sorridi, pensatore,
e ridi dell'abisso che ti porge la mano.


Sorridi ma non pensare
che servirà a salvarti.


Sorridi, e ricorda
che ti uccide la matita
con cui ogni giorno combatti.


Sorridi!

18 settembre 2009

Beato chi di pensiero si disseta

Dormite bene, voi,
pensatori i cui pensieri distraggono l'amore.

Mai sazi di sapere,
dimenticate d'aver fame e sete di ben altro.

Beati, perchè colui che conosce il proprio bisogno,
sa di non poterlo nutrire.

Beati, perchè sperate ancora che il pensiero
vi accompagnerà fedele, nella vita.

Beati, perchè il sapere
è un amante
sincero.

16 settembre 2009

Anche l'altrà metà del cuore, vorrebbe vivere

E' evidente che non possiamo prendere più d'una strada insieme, che conduca allo stesso luogo.
E' evidente che ogni strada a suo modo può essere bella e brutta la tempo stesso.

Ripensandoci,
ci sono occasioni che ho sfiorato ed ha cui ho rinunciato,
o ho dovuto rinunciare.


Non mi pento del nostro tempo,
ma ci sono persone che non riesco a dimenticare.

7 settembre 2009

La Madre fa crescere gli alberi. Sotto la loro ombra, nascono i fiori.

E' dal momento in cui ho dimenticato chi ero, o meglio, ho deciso di accettare che non sapevo chi sono, che ho smesso di scrivere.

Le cause a cui ho attribuito questa mia mancanza, sono state varie. All'inizio il tempo, poi le idee, che non c'erano, quindi la storia, che ormai non sembrava più essere di mio gradimento. Infine gli amici, e tutto ciò che è entrato nella mia vita.
La causa ultima e più efficace, è sempre stata quella del cambiamento.

Come se quel che sono diventata con il tempo, fosse un essere che non conosceva più il significato della parola "pensare".


Forse tu, amore, sei stata mandata da me per questo.
Per far sì che ricominciassi a pensare.
Per far sì che capissi che non avevo mai smesso di farlo.



Ed ora, quante volte mi è capitato di sentire quel vecchio desiderio di andare davanti alla tastiera e riempire di parole quel foglio? Troppe. Ed ognuna di quelle volte, è stata interrotta da qualcos'altro.
Che il significato di questo, sia che il fato non vuole che io scriva, potrebbe essere.
O forse è perchè la scrittura, adesso, vorrebbe rappresentare solo me stessa, e non può essere relegata ad un personaggio qualsiasi che, con tutte le sfaccettature possibili, rimarrà sempre relegato a fogli di carta. Forse persino solo a byte.


Ma quando decido di scrivere mi distraggo, come in questo momento. Mi distraggo per colpa di me stessa, di quell'ego o anima o qualunque cosa sia, che reclama la sua parte di parole, e che vuole essere saziata dall'estro improvviso che mi viene. Nutro l'anima di queste parole che la descrivono, e dimentico di creare disegni d'altri spiriti, come mi ero preposta di fare.

_______

Ma perchè, mamma, sei nella mia vita?
Cosa vuole insegnarmi, la vita, di quello che tu mi dai?
Sai che ti voglio bene, sai che nonostante tutto ti sono vicina, eppure hai paura. Temi che me ne vada, che diventi come mio padre e sua madre, temi che tra noi sarà così, temi che lei mi porti via da te.
____
Mamma, non essere gelosa. Ti amo, non perchè mi hai dato al mondo, ma perchè hai fatto molto di più. Mi hai dato una vita a suo modo splendida e dei pensieri che ora sono divenuti splendide esperienze.
Amo te, perchè mi hai dato i semi di una vita splendida, essi sono cresciuti, sono diventati alberi da frutto e ora sono io stessa che mi nutro con le piante che tu hai seminato. Mi hai dato il mezzo con cui sopravvivere, mamma, e ricordati che questo non lo scorderò mai.
Ma Amo Lei, perchè quel che lei mi ha dato è persino più della sopravvivenza. Lei ha piantato bellissimi fiori, che hanno colorato la mia vita e la rendono interessante, profumata, nuova. I suoi fiori continuano a sbocciare, e sono i fiori dell'Amore.
"Madre è chi nutre il
bambino e da' lui la possibilità di crescere, nutrito
ed
apprezzato.
Chi cresce privo di
fame e disprezzo, può infine godere
dell'Arte.
Essa è il mezzo per
raggiungere la felicità"

_______

Lasciatemi dormire, pensieri.
E buonanotte, amore.

24 agosto 2009

Il sesso è una poesia recitata sottovoce.

Dio.. si...

Delle volte bastano piccoli gesti, altre qualcosa di più esplicito, a rendere un momento eccitante.
Sono quegli istanti in cui la tua testa sta ancora ragionando, eppure il resto del tuo corpo comincia a ricordare, i peli si rizzano appena, la pelle rabbrividisce o forse diventa solo più calda, e dove già lo era, ora è bollente. Il viso annuisce e sorride, ma vorrebbe solo aprire le labbra in un urlo di piacere, in un ansimare incontrollato e privo di ordine, mentre qualcosa di animalesco eppure di completamente lecito si impadronisce delle tue ginocchia. Allora vorresti aprire le gambe e cedere mollemente alla debolezza delle tue articolazioni, scivolare a terra, sostenuta da lei, poggiare le spalle sudate dal caldo su di un cuscino e lasciar sporgere il mento, verso l'altro, per rendere le labbra più invitanti, per fargli provare il brivido dell'umidità di un'altra bocca. E ansimare ancora, senza pensare al respiro, che da solo potrebbe trascinarti dove è troppo presto per cadere, complice un'attesa sempre più dolce, sempre più ricca di
tensione.
Lentamente entrambi i corpi si muovono, sono movimenti tutt'altro che aggraziati, movimenti lenti, o veloci, grezzi, all'inizio, e quindi più armoniosi quando le membra cominciano a muoversi insieme, su e giù, cercando qualcosa che nessuno dei due può dare all'altro.
E' nel momento in cui l'attesa diventa insopportabile, in cui quella danza tanto decantata dai poeti vogliosi diventa una tortura, per la mancanza di qualcosa che la porti a definitivo compimento, che le mani si fanno spazio sui seni. Prima accarezzano le spalle, ormai intrise dell'odore di quell'amore fisico senza il minimo di morale, e le dita suonano un pianoforte di lente vocali. Le vocali che scivolano dalle labbra per un attimo distratte, e che terminano con un sospiro di piacere. Poi piano scendono, le mani, a toccare le curve coperte, che presto non celano più la nudità, e si lasciano premere, afferrare, graffiare, anche e soprattutto dove la sensibilità riesce ad aumentare, ancora e ancora.
Allora non ce la fa più.
Anche la bocca deve partecipare a quell'amplesso di umida sensibilità, e passa la lingua lasciando il segno d'un morso dove ci si aspetta di trovarlo. Il collo, il petto, il seno, e più in basso, preceduta dalle mani che svelte, quasi di fretta, goffamente allontanano i pantaloni. Giocano a lungo, quasi come uno scherzo, per convincere del tessuto complice di un pudore ormai inesistente e bigotto, a lasciare spazio a quell'animalità che ansima più forte.
Quindi il corpo scende ancora, e il viso si ferma a pochi centimetri dalla lieve peluria indecisa, imbarazzata. Non importa più la vergogna, ormai, ma gli occhi, unici complici dell'anima e del cuore, corrono verso gli altri, ad accertarsi che la chiave sia concessa.
Non c'era dubbio, ormai, il respiro non è l'unico a volere la sua parte, ed aumenta sempre più forte, mentre le mani dell'altra coprono gli occhi già chiusi e stretti, in un vago e debole tentativo di resistere ad una tentazione troppo forte.
Ancora. Ancora. E l'altra bocca è impegnata a tacere, sebbene i suoi movimenti sembrino esser vicini al pronunciare una poesia. Una lunga ed eccitante poesia, accompagnata da gesti veloci e precisi delle dita, e che termina con un accento non suo, in quanto il suo è smorzato dal sudore e dal respiro comunque accelerato.
L'accento è di lei, che fino a quel momento ha provato quel crescendo d'emozione ormai ben conosciuto, ed ora grida il termine di quella poesia con tutte le sue forze, tentando invano di soffocarne la commozione.

Solo allora le labbra si allontanano ed abbandonano quei luoghi nascosti, sorridendo lievemente, per poi baciare solo una gota, e non più labbra più grandi e desiderose di quel sentimento fisico e materiale.

Vince il sonno, alla fine di quella partita dell'arte.
Un erotismo la cui superficie va' ben oltre l'espressione, si sottomette al sonno, che lo culla in sogni umidi e dotati di un lieve tepore.


Sylya.

31 luglio 2009

Sono io, lo so che sono io.

Non va sempre male.
E' che mi viene voglia di scrivere solo quando provo dolore.
E' che me la prendo sempre per troppo poco.
E' che somiglio rovinosamente troppo a mio padre.
Ti amo.
E tu, mi ami davvero?
E allora, perchè non capisci?
Perchè mi rispondi in quel modo e non mi chiedi nemmeno scusa?
Perchè non mi ascolti, e non mi rispondi, almeno con una sola parola?
Perchè mi chiedi di dormire, e appena lei ti contatta, non sembri avere più sonno?
E' più divertente di me.
Non se la prende per queste stronzate.
Ecco perchè.

28 luglio 2009

Il dolore si alimenta da solo.

Per una volta ho voluto assecondarti.
Ho deciso di fare quello che volevi far tu. Invece di farti pesare di essere lontana, ho deciso di accompagnarti e seguirti così lontano.
Ho pensato che percorrere una strada nuova, forse, mi sarebbe potuto piacere, con te.
Provare va bene.

E hai cambiato idea.

Mi sembra che tu lo faccia apposta, e la cosa peggiore è che non vorrei risentirmene.

Perchè ti sto perdendo.
Non so se sul serio, o solo dentro di me.

Ma continuo a scrivere le stesse cose, e son passati solo cinque mesi. Continuo a scrivere di aver paura di perderti, e so che lo sto facendo, pronunciando queste parole. Continuo a scrivere che delle volte proprio non ti capisco, che sei tu che devi cambiare.

Sono un'ipocrita se dico che penso di essere nel torto.
Eppure, in quel poco di logica che mi è rimasta, e non l'obiettività che ho definitivamente perso, vedo che sono io stessa, con i miei pensieri, con i miei dubbi, le incertezze, le gelosie, l'invidia, e ogni altro difetto, a provocare ciò per cui sto male..


Quando rileggerò righe come queste, penserò lo stesso che penso quando leggo il mio Diario dei tempi in cui ero con il mio ex.
Penserò che si, vedi Claudia, i problemi c'erano già allora. Ci sono sempre stati, e hai sempre cercato di farli sprofondare, di sopportarli, di chiudere gli occhi. O forse ti sei sempre e solo presa in giro, alimentandoli.

Come chi getta alcol sul fuoco, fingendo che sia acqua.

5 luglio 2009

Non respiro

Non ho neanche le parole per scriverlo.
Non respiro.
Mi manchi tu. Mi manca l'aria.
Non ci penso, ma se ci penso il tempo raddoppia, triplica, si ripete, non finisce mai.
La rabbia sale.
E le lacrime con lei.
Quando non puoi fare nulla.
Quando dipendi da qualcuno.
Non puoi fare niente per cambiare le cose.
Passiva, sola, abbandonata sanguinante,
da te.
Quant'era che non piangevo così? Di notte?
Anni.
E anni.

1 luglio 2009

Trascurata.

E' esattamente questa la parola.

Odi et Amo

E poi scrivere.
Scrivere fin quando le parole non vogliono più sfiorare questi fogli.
Scrivere finchè esse, pigre, dormiranno all'interno dei tuoi pensieri e i pensieri stessi vorranno avvicinarsi a posti più sicuri, stanchi di questo continuo tremare.

Quando la pazienza diventa vanto.
Quando il vanto diventa possibilità di eccezione.
E quando l'eccezione diventa l'inconsapevole regola.

A quel punto la pazienza diventa un'ossessione, eppure resta irraggiungibile.


In realtà sto male. Inutile che inganni me stessa, inutile pure che mi costringa a dire di star bene, perchè sono stata peggio. Si, sono stata peggio e in molti stavano peggio di quanto non lo fossi io. Ma il male non si dimentica, nemmeno la minima goccia.
Quindi sento la sofferenza di questa situazione ed essa si somma alla sofferenza di lamenti sbagliati, perchè non dovrei gridare il mio dolore, potendo esso essere maggiore.
Ma la sofferenza c'è e rimane. E ora che potrei essere felice non riesco ad esserlo.
L'essere umano vuole sempre di più, non si accontenta mai.

Vorrei che mi amassi.
Vorrei che fossi l'unica cosa importante per te. Eppure vorrei che tu fossi felice per questo.
Vorrei che esistessimo solo noi, per evitarti le distrazioni, belle e brutte. Vorrei che il tuo sguardo e le tue parole, che ogni tua minima attenzione fosse per me.
E poi vorrei avere più pazienza, per sopportare un mondo che non è come vorrei. Per sopportare l'idea che intorno a te ci sia la vita, e non solo la mia persona.
Mi piacerebbe molto che anche tu avessi tanta pazienza, per sopportare me, che desidero il mondo come non è. Che desidero te più di qualunque altra cosa. Che vorrei la pensassi come me.
La pazienza potrebbe servirti per dimenticare l'egoismo di queste parole,
perchè io una vita ce l'ho,
perchè io una vita la desidero.

Eppure è perchè quando ero insieme a te non avevo bisogno di nient'altro, che soffro così tanto nel vedere che per te non è mai lo stesso.

Vorrei spiegare tutto questo con una frase, che ti amo così tanto da odiarti e amarti insieme, ma forse non merito di usare le parole di chi con esse ha regalato l'amore al mondo.


"Odi et amo.
Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio
et excrucior."

22 giugno 2009

Non è Eterna, ma esiste.

A volte trovo che la felicità sia pericolosa.
Delle volte immagino quasi che non esista, che l'uomo non possa mai essere completamente soddisfatto,
e che ricorda di esserlo stato nel proprio passato,
senza però esserlo stato davvero nel momento in cui tale passato era presente.

Ma nell'ultima settimana ho scoperto che la felicità esiste. Una felicità tranquilla, ma piena. Una felicità che non ha spigoli, che procede dolcemente, con qualche curva, e che, lenta, avanza pacata, mai stanca, semplice, dolce.
Esiste e l'ho vissuta per una settimana.
Ciò che ritengo improbabile, però, è che possa essere eterna.
Sopraggiunge sempre qualcosa a spezzarla. Nel mio caso purtroppo è cominciata quando già conosceva il suo destino. Ho voluto accoglierla, tutt'ora l'accolgo, in futuro ancora l'accoglierò, ma so che non sarà mai completa, mai infinita, mai del tutto priva di ansia.
L'ansia di andare via.
Lo spazio e il tempo, quelli sono netti ed inesorabili.

Con te, micio, ho vissuto degli istanti bellissimi, interi minuti, intere ore, persino giorni interi a cullarmi in un amore nuovo eppure così dolcemente familiare. Accogliente, morbido.
Con te mi sono cullata in questo amore, turbata solo di tanto in tanto dall'andare del tempo, a cui però tentavo di non pensare.
Sono stata così bene, in questi giorni, ed ho capito che a volte la frase "le parole non bastano" non è solo una frase costruita, ma parla di verità. Ha ragione. Non bastano, le parole, a descrivere momenti tanto intensi e meravigliosi.

So solo che non bastano nemmeno a farli tornare. Nemmeno a non farli finire.
Non bastano a descrivere la profonda tristezza che sto provando,
ora che sei lontana da me.

Tutto quello a cui sono tornata improvvisamente è diventato grigio ed inutile, senza colori, decisamente vuoto, senza forma o suono, non mi interessa, non mi invita ad interagire con il mondo che mi trovo davanti.
Mi sento vuota e senza scopo, come se non mi potessi più divertire, fin quando non ci rivedremo, tra un mese.
Un mese di attesa.

Ultimamente sto vivendo di attesa, e vorrei non fosse così. Vale la pena, certo, eppure vorrei passarlo con te, questo tempo.

Ho deciso, sai?
Se dovrò morire ora, vorrò essere lì con te, perchè tu sia l'ultima cosa che guarderò con gli occhi. Potrebbe essere la fine migliore che potrei aspettarmi, ora.


Mi vergogno ad usare parole tanto consumate, ma sei la mia vita, micio, e voglio che tu lo sappia, anche se lo sai già, e te l'ho ricordato migliaia di volte. Sei la mia vita.
Ti amo.

9 giugno 2009

Riconoscenza a chi regala vita con gli interessi

Non hai una vita tua.
Quella che hai ti fa schifo.
Allora ami Lot,
che ti regala una vita migliore.

Poi la tua vita reale si fonde con quella di Lot, e improvvisamente Lot diventa la cosa più importante che hai.
Ma poi da Lot improvvisamente esce fuori una nuova realtà.
E ritorni a vivere per davvero.
Scopri che Lot ti ha regalato qualcosa di stupendo.
La tua vita è bellissima.
Sei innamorata.
Vorresti vivere la tua vita per come è ora ogni istante.

Non hai più bisogno di Lot.
Lot diventa una perdita di tempo. Quel tempo che vuoi dedicare alla vita che hai ritrovato.
E diventa un peso,
e poi infine lo odi,
perchè la tua nuova vita, nonostante tutto,
è nata proprio da Lot, e non può scindersene
senza sanguinare.

E quindi, ora che hai trovato quello che cercavi,
è proprio chi te lo ha fatto trovare
che te ne nega una parte.

Eppure dovrei essere riconoscente.
Razionalmente, Lot è divertente, interessante, a volte istruttivo, innocuo nella maggior parte dei casi.

Ma non si può essere solo e unicamente razionali.
Ci sto provando.
Ma
non
è
così
semplice.

(S.W.A.)

P.S. Ne sono consapevole. Sto rischiando. E potrebbe punirmi
.

5 giugno 2009

Il colore dell'Invidia

L'invidia ha il colore livido del viola, e non è affatto verde come ti vogliono far credere.
E' violenta, anche se le piace insinuarsi piano nelle nostre membra e aggredirci dall'interno.
L'invidia non ha ragione, non riesce a pensare, dimentica anche chi è, e sostituisce ogni idea di affetto con l'avversione.
Un aggressività immotivata, un sorriso falso e gesti che celano rancore.
E' sentirsi inferiori, o più sfortunati,
ma invidia è anche pensare di essere migliori ma essere gli unici ad accorgercene.
Invidia, che sentimento orrendo, che peccato terribile, che emozione scorretta.
Odiare la felicità di un amico.
Odiare la sua fortuna.
Odiare la sua bravura.

L'invidia insegna cose ingiuste, guida le mani sbagliate, chiude e apre labbra senza criterio.
Abbassa gli sguardi, e li rialza più cupi, violenti, crudeli, affamati, mai contenti..

Chiede più di quanto può avere, ottiene senza che sia il fato a deciderlo, e si prende tutto, si prende troppo.
Si prende anche la felicità,degli altri e la getta via. E ci strappa la nostra. Per lungo tempo.
A volte per sempre.

Lo so. Ognuno di noi lo sa. Eppure siamo tutti ammalati di questa malattia.
E non riesco a guarire.




28 maggio 2009

La voce di chi legge

La voce di chi legge si dispiega alta,
apre le sue ali quando il pubblico tende lievemente il corpo in avanti deciso a degnare d’attenzione qualche parola.
Oppure delle volte chi legge vola da solo, ignorando le parole degli altri, ignorando il rumore di suoni mai scritti e di parole pronunciate a caso.


La voce di chi legge si libra leggera nell’aria.

Comincia con un soffio, sorridendo al vento che le permette la vita, si innalza libera verso chi la accoglie, e poi veloce si affievolisce, svanendo in un respiro, come era nata.


La voce di chi legge si incrina di emozione,

si ferma e riprende, catturando l’aria gentile che ne dipinge i colori. Ride, sorride, piange forte o si infuria, astuta e tagliente, morbida o spenta.


La voce di chi legge spesso decide di consolare se stessa

e godere da sola del proprio suono, accarezzando il proprio corpo e provando il piacere della sua stessa esistenza.

Prende vita, si anima e danza per raccontare delle storie, come musica si allontana, come musica riempie il vuoto, come musica scompare e ritorna, una litania dalle migliaia di madri.


La voce di chi legge è strumento di ogni volto,

è anima di ogni corpo, è corda di ogni cuore.


La voce di chi legge, unica e sola, mai domata,

scivola lungo il filo del domani, scavalca i ricordi, corre in avanti e torna indietro in un solo istante.
Essa frantuma il tempo, elude i secondi, chiude gli occhi alle ore.


La voce di chi legge, spegne le distanze e si fonde con l’infinito.


(S.W.A.)

15 maggio 2009

Nuvole grige

Forse sono qui per quella magia.
La magia che con queste parole, cullate come ora dalle note di Eiunaudi, ti aveva fatto tornare.
Sono qui nella speranza di sentire ancora una volta quel telefono squillare.
Quel cuore battere, così lontano. Per me. Ancora una volta.
E' un filo sempre più sottile, tanto delicato, esposto al vento, in pericolo continuo. Eppure ben curato, ed entrambe, sembrerebbe, lo proteggiamo con cura, lo facciamo da mesi, ormai.
Un filo che attraversa delle campagne bellissime, quelle italiane, che attraversa posti tristi e dimenticati, che attraversa folle in delirio, bambini che dormono, anziani che ridono. Un filo che lentamente arriva fino a te e trascina da te questa musica.
Trascina da te queste parole d'amore che ti voglio regalare, cuore mio, e vorrei che non si spezzasse mai.
Eppure sono qui ad occhi semi chiusi, occhi che conoscono una recente stanchezza, occhi che vogliono vivere, occhi che desiderano i tuoi, occhi che ti cercano, occhi che ti vedono in ogni cosa, e penso a te.
Le labbra inumidite spesso e più spesso secche. Labbra che, mute, si domandano cos'è successo, questa sera. Cosa ti ha reso inquieta. Perchè cerchi la solitudine.
Labbra e occhi che si rispondono in mille maniere. Che sperano che come la volta scorsa perseverando nel desiderarlo, tornerai da loro.
Labbra e occhi che temono risposte che non gli permetterebbero di danzare insieme, l'une aperte per urlare, gli altri chiusi per non guardare.
Una testa piena di idee ed al tempo stesso vuota, senza il pensiero di te che cerca di allontanare.
Una fronte corrugata, inquieta, aspra per questa sera, e piena di domande. Anche lei.
Come me.
Lo domando a me stessa. Lo domando a Voi, invisibili lettori inesistenti.
E' peggiore l'ammalato o chi è stato ucciso dalla malattia?
E' peggiore il sofferente o chi di dolore è morto?
Da parte mia l'ho domandato spesso ai fantasmi in cui ho sempre creduto.
Non mi hanno mai risposto. Cambiavano forme colori. Non mi hanno mai risposto.
Ma in questo momento, ed è ciò che conta, amore mio, preferirei sapere di aver sbagliato per poter rimediare, piuttosto che ignorare se esista un danno, e se sia riparabile. Vorrei lo sapessi. Vorrei non pensassi che non ti capisco. Vorrei non pensassi che sono arrabbiata.
Amareggiata è la parola giusta.
Non mi importa di una bugia.
Ciò che mi importa
sei tu.
Vorrei che lo capissi..vorrei che non mi abbandonassi..
..eppure la mia immaginazione mi distrugge, mi strappa le carni, mi lacera e nemmeno lentamente.
Mi stai ferendo, ma so che non è colpa tua. Solo, non dire che è mia.
I pensieri mi vincono.
Si.
Sono debole.

13 maggio 2009

Anjhar - Cap.3

Avanzò lungo i corridoi circolari che correvano nella parte più esterna della Torre, avvolgendosi l’uno sull’altro. Porte color legno, con un piccolo numero nella parte superiore, che si affacciava ben visibile a chiunque, un battiscopa di qualche centimetro, in pietra giallastra, e tante, troppe piastrelle monocromatiche, che si susseguivano senza dar mai l’impressione di volersi fermare, diventavano la norma, per chi viveva a Sadriel, e presto, al termine della scuola, anche un nostalgico ricordo. I nuovi studenti, non ancora abituati alla monotonia dei dormitori delle Scuole, né alla loro disposizione, generalmente passavano gran parte delle loro giornate a perdersi tra una salita e l’altra, cominciando a comprendere la semplicità di tale struttura solo dopo parecchi mesi. Raggiunto l’anno, in genere quasi tutti riuscivano ad orientarsi ottimamente, e si rendevano conto di quanto in realtà i corridoi sempre uguali, uguali non lo fossero affatto.
Per Gabriel, che ormai aveva frequentato la Scuola di Chyan fin troppo a lungo a suo parere, i dormitori non avevano più alcun segreto –ammesso che ve ne fosse mai stato uno- e li percorreva senza nemmeno distogliere lo sguardo dalle piastrelle, raggiungendo i posti desiderati nel minor tempo possibile.
Sebbene conoscesse a memoria ogni passaggio ed ogni scorciatoia tra un corridoio e l’altro, però, lo stesso Gabriel, anche a passo veloce, impiegava parecchi minuti a raggiungere l’ala della Torre dove risiedevano gli studi dei Professori. Passò dunque parecchio tempo, da che uscì dalla sua stanza, prima che il ragazzo arrivasse, affannato e piuttosto stizzito, davanti alla porta dell’ufficio della Coordinatrice.
La porta era di legno d’ebano, al termine di un piccolo slargo tra i corridoi. Le pareti che l’affiancavano erano tutt’altro che spoglie, piene di bacheche e annunci persino più di quelle davanti alle classi, e vi si trovavano spesso volantini e avvisi delle varie Associazioni Sportive o Festività e Ricorrenze. Un piccolo tappetino arancione, della stessa tonalità delle pareti, precedeva l’ingresso di chi vi si presentasse, ed un cartellino giallo con una piccola scritta nera, era appeso al centro della porta, svelando senza esitare il perché di tanti manifesti: “Coordinatore”.
Solo un paio di sedie dall’aria scomoda accoglievano chi attendeva il suo turno, ma il ragazzo preferì sedersi per terra, riprendendo fiato lentamente. Si chiese perché mai non avesse pensato a prendere le chiavi ma, a questo pensiero, seguì quello immediatamente successivo che aveva cercato di evitare per la durata dell’intera camminata, quello della sua nuova Allieva. Digrignò i denti, ed il suo nervosismo parve aumentare, tanto che i pugni di entrambe le mani si strinsero con forza, e dovette inspirare profondamente prima di tornare più tranquillo.
Prima di entrare per la prima volta a Sadriel, i suoi problemi di autocontrollo erano stati notevoli. Bastava la minima scintilla per provocare l’irreparabile, e sua madre era piuttosto scettica riguardo ad un suo possibile ingresso nelle Scuole di Sadriel, in cui in genere ammettevano solo studenti di medio livello e semplici da gestire. Era stata lei stessa, però, ad imporgli di fare un tentativo agli esami di ammissione, sperando forse, così, di allontanare gl’incubi che ormai da anni la tormentavano. Se suo figlio fosse entrato a Sadriel come studente, il ragazzo avrebbe finalmente avuto la possibilità di trascorrere un’esistenza del tutto simile a quella dei suoi coetanei, sebbene forse un poco più prudente, ed i suoi sensi di colpa sarebbero diminuiti. Avrebbe potuto redimersi dalla colpa di aver amato “quell’uomo”, come usava definire il padre di Gabriel. O, perlomeno, di questo era convinta il giorno che andò a parlare con lo Shouma.
Una volta che ebbe ripreso fiato -e gli bastarono pochi minuti- si passò una mano tra i capelli, rimproverandosi di non aver ancora bussato. Si sollevò stancamente da terra, quindi con un paio di colpi alla porta, attese che il Coordinatore rispondesse in qualche modo. Quando la porta si aprì, tirò un sospiro di sollievo, ma il volto non fece in tempo ad ostentare un’espressione più tranquilla, sorpreso questa volta dalla persona che gli si presentò di fronte.

'Salve, dove posso trovare il Coordinatore scolastico' domandò cortese dopo qualche istante di esitazione alla giovane donna che aveva davanti, tentando inutilmente di spiare alle sue spalle. Ella inclinò appena la testa verso destra, quindi le sue labbra, piuttosto carnose e colorate di rosso scuro, si aprirono in un sorriso gentile 'Salve a te. Sono Naomi Holdey, la nuova Coordinatrice' la donna, dalla carnagione scura ed i capelli lunghi, neri, legati in una treccia che le ricadeva lungo una spalla, gli porse la mano 'ehm..piacere..sa dov’è Keith?' l’espressione perplessa di Gabriel, mentre le stringeva la mano, era piuttosto palese, eppure la donna non fece una piega ed anzi, allargò il suo sorriso mostrando dei denti bianchi, ben in ordine 'Keith Gekam? Immagino sia andato in pensione, lavorava qui da anni se non sbaglio' ghignò appena, ma nonostante quell’espressione il suo volto appariva animato da una positività non comune. I suoi tratti erano esotici, forti ma addolciti dalle curve lente degli zigomi, che si gonfiavano appena quando sorrideva. Le sopracciglia erano marcate ma ben delineate, e le donavano uno sguardo severo, sebbene mai burbero. Gli occhi un poco a mandorla, scuri e attenti. Il naso appena un poco schiacciato. Nel complesso, si trattava di una bella donna, visibilmente energica ma slanciata.
Ciò che più spiccava del suo aspetto, quel giorno, era però l’abito. Un vestito lungo, dalle maniche leggere e piuttosto larghe, che si chiudevano sui gomiti per poi riaprirsi verso i polsi. Disegni arcaici ne decoravano le pieghe ed i bordi, e spiccavano, neri, sul fondo arancio vivo del tessuto.
Dopo le parole di Naomi, seguì un silenzio carico di tensione, perlomeno dalla parte di Gabriel. Il ragazzo la osservava con attenzione e curiosità, ed ella lo lasciava fare senza scomporsi, ragion per cui dopo qualche istante il ragazzo si sentì in dovere di rompere il silenzio con un congedo veloce '' salutò, chinando appena il capo. La donna lo osservò perplessa allontanarsi a passo svelto, e con un sorriso lo fermò chiamando il suo nome 'Gabriel? Non ti serve nulla?' Gabriel si voltò incerto, la fronte corrugata, le labbra serrate in una smorfia lieve. Tale espressione si tese qualche secondo dopo, quando portò una mano sulla fronte, con un movimento veloce 'le chiavi!' esclamò, chiedendosi come avesse potuto dimenticare il motivo per cui era venuto lì. La donna, fattasi dire il codice della camera, lo accompagnò fino all’ingresso di essa e con la chiave “universale” in possesso dei Coordinatori, gli permise di entrarvi. Solo più tardi, lo studente cominciò a domandarsi come avesse potuto conoscere il suo nome.

5 maggio 2009

Una chiamata.

Ma tu l'hai già spento, amore.
Ti chiamo, per dirti che va tutto bene, che ho sistemato ogni cosa, che non c'è bisogno di nessuna lama per tagliare nulla. Ti chiamo per dirti che ti adoro, che non è vero niente, che una persona che sceglierebbe te c'è, l'hai trovata. Ma mi hai già detto che le parole non servono a niente e che sono scivolate dalle labbra di qualcuno troppe volte per crederci ancora. Lo sapevo e te l'ho suggerito, nell'insicurezza del domani. Nell'insicurezza del domani ho scelto il silenzio.
Ma poi ti chiamo, amore, ti chiamo e busso al tuo telefono chiedendo 'permesso', sperando che mi aprirai le porte lasciandomi sfiorare il tuo cuore.
Ma tu l'hai già spento, amore.