30 giugno 2010

Il Pendolo e la Piuma (Nostalgia del dolore?)

E' perchè sono troppo buona (?). O perchè sono troppo nostalgica. Che stavo male, e ora non sto peggio, ma mi sembra di non vivere più, e allora sento un'amara delusione, sapendo che il destino ci ha giocato questo scherzo. Diamine, questione di poche ore, o al massimo un giorno, e non avrei dovuto scegliere tra la coerenza verso me stessa, il concerto con chi lo vuole e lo merita, e la nostalgia di te, con te il concerto che ti avevo promesso e regalato, ed ho aspettato finchè mi sono sentita troppo brutalmente e superficialmente graffiata dalle tue unghie, per permettermi di conservarlo ancora.
No, mia mamma ha fatto troppo per me. L'ho trattata troppo male. Le voglio troppo bene, anche se non si direbbe, per negarle quello che oggi ho avuto la soddisfazione di darle. Al concerto ci andrò con lei. E ciò non toglie che proprio oggi hai dovuto chiedere la parte che ti spettava, ed ho dovuto dirti 'no', come non ti aspettavi avrei fatto. Un tempo non l'avrei mai fatto (e infatti mi davi per scontata?). Ma è colpa tua. Che hai esitato.
Anche se in sincerità, penso che sia stato il Destino ad averci volute lontane, per quell'occasione. O che almeno fossimo meno ambigue.
Da te voglio tornarci. Ma non vorrei fosse per la nostalgia di un dolore che almeno non era il vuoto, come ora. E quest'estate, che farò? Lo so, lo so che cosa sono, io. E' stato un salto così grande, per le mie esili ali, che ora tremano, e vorrebbero tornare indietro. Oddio, no. Non tornare. La nostalgia non vince
Consciamente lo so, ciò che non voglio.
E allora perchè? Nostalgia? Amarezza? Gentilezza? Speranza?
Chi mette alla prova le mie scelte?

Il peggio è che comunque vada, finirà male, in delusione o tragedia. Noia o disperazione. Eh. Schopenhauer. Il pendolo.
E la piuma.

29 giugno 2010

You've got a friend [James Taylor]

 
Molto banalmente, una dedica. La canzone è estremamente ovvia.


When your down and troubled
And you need a helping hand
And nothing, whoa nothing is going right.
Close your eyes and think of me
And soon I will be there
To brighten up even your darkest nights.
You just call out my name,
And you know whereever I am
I'll come running, oh yeah baby
To see you again.
Winter, spring , summer, or fall,
All you have to do is call
And I'll be there, yeah, yeah, yeah.
You've got a freind.
If the sky above you
Should turn dark and full of clouds
And that old north wind should begin to blow
Keep your head together and call my name out loud
And soon I will be knocking upon your door.
You just call out my name and you know where ever I am
I'll come running to see you again.
Winter, Spring, summer or fall
All you got to do is call
And I'll be there, yeah, yeah, yeah.
Hey, ain't it good to know that you've got a friend?
People can be so cold.
They'll hurt you and desert you.
Well they'll take your soul if you let them.
Oh yeah, but don't you let them.
You just call out my name and you know wherever I am
I'll come running to see you again.
Oh babe, don't you know that,
Winter Spring summer or fall,
Hey now, all you've got to do is call.
Lord, I'll be there, yes I will.
You've got a friend.
You've got a friend.
Ain't it good to know you've got a friend.
Ain't it good to know you've got a friend.
You've got a friend.

 
 

Certi momenti è meglio metterli giallo su nero, prima che vadano perduti. Un'altra testimonianza.

Magari è solo il senso opprimente di ansia da esami.
Magari mi sbaglio, a vedere tutto nero.
Magari è solo che i filosofi
mi stanno dando
alla testa.


Ma guarda.
Lei non ascolta.
Lei chiama quando non sa
chi chiamare.
Da lei non mi aspettavo, mai lo avrei aspettato
un "Come Stai?"
che si accontentasse di un banale
"Bene, grazie".
Dopo che ti sei comportata in modo così infantile
hai anche il coraggio
di usarmi.
Ed io
che mi lascio usare..

La vita della farfalla dura un solo giorno.


Non è migliore.
E' ripetitivo e ciclico.
Non cambia.
Nulla al mondo lo fa.


E cos'è cambiato? Non eri meno sola. Eri meno disillusa, forse. Il velo di Maya è caduto ancora.
La cosa peggiore è che non basta mai, la consapevolezza.
Come in una catena lunga ed infinita,
i nostri occhi credono ogni volta
di nuovo.
E ogni volta, di nuovo,
ritornano ciechi.


Ha illuminato un mese intero, dopo la tragedia,
e poi si è spenta, lasciando il buio
che ancora ci completa.
Non mi appartiene.

Ha illuminato una settimana, nella disperazione,
risolvendosi nell'apice: ad esso ha seguito il 'niente',
tanto scontato.
Non mi appartiene.

Ha illuminato due anni, e di continuo scompare,
tornando in una risata, e diventando
sempre qualcosa di non mio.
Non mi appartiene.

Non c'è niente, nessuno, nemmeno un singolo essere al mondo.
E mi rifiuto di credere che siano come boe nell'oceano, lanciate dal destino.
Sono illusioni, e non salvezza. Mi dispiace. Sicuramente
cambierò idea quando gli occhi si copriranno
di nuovo di quel velo.
E torneranno i post felici, se la mia vita non sarà già finita.


Sto solo cercando di aumentare il dolore per emergere dal grigio?
Non so niente.

26 giugno 2010

Il terzo in un giorno. Stavolta ispirato.

Non sono solita scrivere più di una volta al giorno nel blog. Oggi ci ho scritto due volte. Se non fosse l'una e mezza del mattino, sarebbe la terza volta in un giorno.Volevo solo regalare a me stessa il pessimismo che si nasconde dietro ogni parvenza di felicità. Come dietro ogni momento felice, immediatamente si possa scorgere ciò che è accaduto a quella donna anziana [si, il post precedente, già]. Dietro la mia maschera c'è una tragedia.
Ma non è la mia.
Vedo la tragedia nell'esistenza di una persona, dopo una serata in cui non esistevo più, contemplando dall'esterno la vita d'un'altra.
Non ho mai visto una persona felice. Non esiste. Non esisterà mai. Esistono solo tante piccole felicità. Schopenhauer aveva ragione, questo pendolo si muove tra noia e disperazione. E solo per un istante esso sfiora l'estatico momento della felicità. L'ho scritto nel tema di maturità. E sono matura abbastanza per capire che l'uomo è un essere limitato dal Tempo. Non esiste il Piacere Assoluto. Collezioniamo tanti effimeri piaceri, e se non ci diamo la morte è perchè stiamo ancora sperando di sbagliarci.
Mi dispiace. Per la mia tragedia. Per la tua.
Mi dispiace leggere questa collezione di dolori. La mia. La tua.
Il non capirsi mai, l'essere sempre irrimediabilmente trascinati nella sofferenza, non uguale, ma ugualmente importante. La tragedia umana, quella è Assoluta.
Un giorno metterò fine alla mia vita mentre sarò felice, e il Tempo non mi farà più sua. Non ci saranno più post, nè poesie, nè parole. Il pendolo si sarà fermato. E nessuno potrà più dire che dopo l'ultimo post felice, ne seguirà uno disperatamente reale.

No, è solo un inganno. Quando sceglierò di morire, lo farò per la disperazione di sapere che tutto potrebbe andare perduto prima che lo voglia io. Sarà il mio modo di scappare dal terrore di perdere tutto di nuovo.
Morirò prima che accada.
E' un pò come decidere di non attraversare una strada per il timore di non essere investiti. E rimanere fermi, nell'immobilità del ciglio che ne limita il confine. Aveva ragione Schopenhauer. Il suicidio non serve a impedire la tragedia.

25 giugno 2010

Il Conflitto Pirandelliano

Questo è ciò che ci dice Pirandello:
La Comicità. Una donna anziana, truccata in modo così evidente, che provoca le nostre risate.
L'Umorismo. Perchè la donna anziana ha un marito. Lui non la vuole più. Lui non la desidera più. Lui ama le donne giovani. E allora lei si è truccata il viso, si è messa dei bei vestiti. E mentre noi viviamo e ridiamo di lei, lei è la protagonista di una storia così triste, disposta al ridicolo per attirare l'attenzione di un marito che l'ha lasciata sola, perchè il tempo non l'ha risparmiata.


Dietro ad ogni cosa che ci provoca il riso c'è la tragedia di qualcuno, c'è la riflessione che dovremmo compiere. Ecco perchè ogni volta che rido, da un paio di mesi, scoppio in lacrime senza nessun motivo. Riesco a vederlo, che dietro ogni cosa divertente c'è la nostra drammatica recita.
Il mio dramma di non poter essere qualcun altro e di non sapere chi sono. La disperazione di vedere quanto siano lontane le persone che con me scambiano poche parole. Non riesco più a star bene.

Vedere quanto tempo ci vuole a coltivare qualcosa, a rubarlo dalle sue radici, a crescere bene ogni rapporto umano, lentamente, con cura, con ogni sforzo e fatica, con la speranza che darà i frutti sperati. E in un attimo scoprire che si trattava di cardi velenosi. O semplicemente erba senza spessore.
Non ho nemmeno voglia di provarci.
E' per questo che ho smesso di sperare di piacere alla gente. E che mi illudo con poco. E che nonostante voglia smettere di tentare di essere affabile, come un'ipocrita faccio buon viso a cattivo gioco, compiendo sempre gli stessi errori.
Pirandello e il grottesco, che è un umorismo sottile, di scherno di chi non sa adattarsi.
Eccomi, ridete di questo pagliaccio che piange.


Ridatemi la mia ispirazione, non ce la faccio più..guarda come le parole vorrebbero nascere, e scorrono così vuote

Non ho più niente da dire

Quante parole. Ogni singolo verbo che ti ho dedicato. Settantuno, e con questo settantadue interventi, e tu ci sei. In tutti quanti. A nessuno, mai, avevo dato così tanto, di me, sai? Nessuno, mai.
E non ne hai letto nemmeno uno. Non hai mai chiesto di guardare nella mia anima, anche se sapevi che la mia anima era ad un tasto di distanza. Lo so, che per te era importante tutt'altro. Che la mia anima la volevi vedere in un altro modo. Ma ti sei sempre conciliata così poco con l'arte, che amo così tanto.
Non hai mai voluto condividere questo amore con me. E' che non hai mai permesso a te stessa di entrare nel mio mondo. Sono dovuta entrare io nel tuo, fino all'ultimo, fino all'ultima volta che sono andata da te, e con tutte le lacrime che mi hai fatto piangere ho guardato il sole da sopra la cuccia del cane, si, decidendo di cambiare. Quanto poco hai voluto prenderti di me, che ti regalavo tutto.
Mi rimane un accendino blu, che nemmeno ricordavi, oltre ottocento foto da webcam, che non ho il coraggio di buttare, e tutti questi ricordi scritti qui, alcuni che nemmeno riesco più a identificare. Soffrivo così tanto e vedevo sempre tutto terribilmente rosa. Ora che mi hai costretta a riprendermi tutto, non ricordo nemmeno come facessi.

Esisti. lo sento, e non sono io. Esisti, da qualche parte. Non lontano. Ma sto perdendo così presto la pazienza di aspettare. Non sento più scorrere la vita da quando le ho detto addio.


Eppure va così veloce.


Sylya. Quella che non ha più niente da dare.
Quella che non sa più scrivere.
Quella che non ha niente da scrivere.

17 giugno 2010

Autoconvincimento pre-esame

Resisti.

Tra un mese la musica
e Berlino
ti porteranno con loro,
ti stringeranno a sè
e dimenticherai
che cosa sia
aver paura
di deludere
se stessi.

Resisti, diamine.
Non riesco più nemmeno a scrivere poesie.

12 giugno 2010

La Filosofia e la Scienza. Sono sola.

La condizione umana è estremamente, irrimediabilmente sola.
Certo, lo so benissimo che si tratta di un cinico stereotipo che potrebbe risolversi in molti modi, filosoficamente parlando, e che la storia dell'uomo ha risolto senza giungere mai ad una definitiva risposta.
Diamine, lo so benissimo che la solitudine dell'uomo è negata dagli ottimisti, ribadita e portata a sublimare nella terribile sensazione di vuoto nero e irriducibile dai pessimisti.

E lo vedo coi miei occhi, come ogni mia parola si plasma sugli altri alla ricerca di attenzione. Si maschera, si adegua, cambia colore o forma per piacere alla gente, per cercare anche solo una persona che ci illuda di non essere tanto soli.
E invece lo siamo.
Siamo qui che annaspiamo a mani tirate in avanti, nell'oscurità della solitudine, e cerchiamo con le mani, le dita protese, un'anima a cui strappare il cuore e farlo nostro, un anima da sventrare, ma che ci diventi amica.
Le persone sono intorno a noi, ma in centinaia, migliaia, miliardi di universi, uno per ogni uomo. E tutti distanti anni luce, in un eterna legge di Hubble per cui le nostre enormi galassie personali, che nella nostra mente si riducono ad una stanza stretta eppure terrificante, si allontanano sempre di più l'una all'altra e prima o poi non avranno più nulla nemmeno da cui scappare.

Sono sola.
Irrimediabilmente sola.

Inutile negare che ogni parola con voi,
è la ricerca di aiuto che scaturisce da questa
condizione.

Sto cercando aiuto.

2 giugno 2010

Quanto può far male sognare, desiderare.

Una penombra di invidiabile fattura, considerando quanto possa l'immaginazione rotolare, quanto un cuore possa battere ancora e poi ancora nella ricerca dell'altra faccia della luna. Completa la luna con il cuore, e piangerai, perchè la mano di un sogno non fa male. Ma il bacio di una fantasia ti apre il petto e lo strappa via, senza nemmeno toccarlo.


1 giugno 2010

Questo è il Segreto










Gocciola, il sangue di uno stelo calpestato.
Il mio sangue,
che non rimpiange,
ma che tristemente sogna,
per non avere mai. /

Si tratta di una scusa,
la giustificazione per non avere più,
lo scudo di corteccia che mi protegge
dalla mano di chi ha tra le dita una piuma ed un coltello. /

La mano di un sogno non uccide. Il segreto è questo.